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Alcuni mesi fa un imprenditore del Sud filmò di nascosto i funzionari di una primaria banca nazionale che gli stavano “proponendo” la sottoscrizione di un contratto derivato (uno di quei famigerati ordigni finanziari che anche molti dei comuni della nostra regione hanno tuttora in corpo). L’operazione, a suo dire, fu per lui fonte di elevate perdite, determinando la chiusura dell’attività e il licenziamento dei lavoratori impiegati. La banca è stata citata in giudizio con una richiesta di danni superiore alle centinaia di milioni (di euro). Quando le telefoniste di una altrettanto nota urlatrice televisiva proponevano intrugli atti a scongiurare la malasorte scucendo migliaia di euro a casalinghe credulone e malati terminali
ci vollero le riprese audio/video (nascoste, beninteso) di Striscia la notizia per portare la teleimbonitrice di fronte al tribunale che l’ha poi condannata. Quando qualche giorno fa il delfino del noto leader delle camicie verdi, meglio noto con il riferimento ad altro meno nobile pesce, nel corso di un’intervista a Vanity Fair affermò che ai mondiali di calcio non avrebbe tifato Italia, dato lo scalpore provocato dalla sua proditoria dichiarazione, in ossequio all’andazzo imperante non tardò a giungere una pronta smentita. Per fortuna, il direttore del periodico si è premurato di rendere disponibile online la registrazione audio dell’intervista, a beneficio dell’attendibilità, della serietà e correttezza dei propri collaboratori. Nel contestatissimo decreto in corso di discussione in Parlamento, e con il quale l’esecutivo intende regolamentare le intercettazioni telefoniche, era stato inserito un comma che mi ha fatto sussultare (insieme a migliaia di altri). Il codicillo prevedeva (è notizia recente che sia stato ritirato) pesanti sanzioni penali in caso di registrazioni audio/video fraudolente, ossia ottenute all’insaputa del proprio interlocutore. I più maliziosi avevano prontamente ribattezzato il comma
ad daddarium, insinuando una sua valenza profilattica nell’eventuale ipotesi di futuri incontri con peripatetiche tecnologicamente avanzate. Si fa fatica perfino ad indignarsi davanti a iniziative di legge che definire sfrontate può essere soltanto riduttivo. Grazie a Dio, in questo nostro dilaniato Paese, c’è ancora qualcuno che protesta civilmente, qualcuno che si ostina a rimanere vigile, qualcuno che non si dà per vinto e non accetta di farsi infinocchiare col sorriso sulle labbra.
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