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e le note vengono aggiornate di quando in quando)

sabato 1 maggio 2010

Storie di marketing e VOIP

Fra i tanti che ancora mantengono in casa un telefono fisso, alzi la mano chi riesce a sottrarsi al martellante assedio dei call center. Ho a suo tempo formalmente diffidato l'ex unico operatore nazionale dal contattarmi, revocandogli l'autorizzazione al trattamento dei miei dati personali in qualsivoglia maniera ottenuti e ribadendo per l'ennesima volta che non sono abituato a prendere in considerazione proposte telefoniche. Almeno finché si tratta di affari. Con tutta la dovuta comprensione per i giovani operatori precari, vittime più o meno consapevoli di questa moderna e non meno alienante catena di montaggio, con i quali occasionalmente non manco di trattenermi per cercare di mitigare il loro imbarazzo. Uno degli scorsi sabati, verso ora di pranzo, mi chiama l'incaricata del provider che mi fornisce l'accesso in banda larga alla grande Rete, proponendomi ancora una volta il distacco da Telecom. Siccome, da consumatore non-compulsivo quale sono diventato, ho capito che il servizio offerto in alternativa è il Voip, rispondo subito che non m'interessa. Sperimento già ogni giorno per motivi di lavoro con disperante rassegnazione la scelta dell'azienda che mi tiene in libro paga. Ho cominciato a praticare il voip molto prima che Skype vedesse la luce e quando ancora l'ADSL rimaneva confinato oltreoceano. Una domenica mattina di qualche anno fa, appena installato il mio primo telefono ip, ho provato l'emozione di scambiare poche frasi in inglese con un altro utente Mediaring che chiamava dalla Cina, sorprendendomi per la qualità della trasmissione, senz'altro superiore. Ma credo che sia ancora prematuro sostituire il doppino telefonico. Tant'è che il giorno successivo alla proposta di distacco rimango tagliato fuori dal world wide web. Dalle otto di mattina fino a notte inoltrata la lucina del router che segnala la presenza di linea continua a singhiozzare invano. Ecco. Così se mi fossi distaccato, ora sarei pure senza telefono. Meno male che ci sono i cellulari. Non c'è che dire, i maghi del marketing, blasonati strateghi delle moderne campagne di vendita, invadenti e fastidiose, hanno dimostrato ancora una volta l'efficacia commerciale delle loro proattive sinergie. Il black-out informatico domenicale è stata soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Era già da alcune settimane che i singulti del router interrompevano il mio collegamento. Mi decido quindi a chiedere spiegazioni via mail al provider, raccomandando caldamente una verifica. Un amico infiltrato che lavora per la concorrenza, m'informa che la malattia di cui soffre l'apparato si chiama “assenza randomica di portante” e mi istruisce sulla laboriosa procedura necessaria a verificare che il malfunzionamento non sia dovuto a falle nel mio impianto telefonico, a un'errata configurazione del congegno, a un guasto o a qualsiasi altro accidente divino idoneo a sollevare dal problema il provider scaravoltandolo sul malcapitato utilizzatore finale. Faccio presente che non ho modificato alcun parametro di configurazione, non ho aggiunto o tolto alcunché dall'impianto telelefonico di casa e infine che il telefono funziona regolarmente. Irrilevante. Obiezioni respite. Occorre sottoporsi alla estenuante ordalia per individuare le responsabilità. Finalmente anche il mio provider risponde, due giorni dopo, elencandomi la medesima procedura. Sarà stato il tono perentorio della mia mail o forse per la benevola intercessione della Provvidenza, fatto sta che da quel dì il mio router pare guarito. E senza bisogno d'inutili procedure di controllo da parte mia.

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