e le note vengono aggiornate di quando in quando)
lunedì 7 giugno 2010
Cronache torinesi - Uno
So di non poter essere ritenuto obiettivo e imparziale nei miei giudizi sulla città in cui sono nato e dove conservo amici e ricordi di emozioni lontane solo nel tempo, ma questa nobile ed antica capitale conserva indubbiamente un fascino aristocratico. Vi si respira un’aria (smog a parte) rarefatta. Passeggiando sotto gli ampi portici del centro si ha come l’impressione di non essersi messi le pattine dopo essere entrati nel salotto buono col parquet tirato a lucido. Nobile, altera ed accogliente, ma senza troppe smancerie, questa è la mia Torino. In mattinata mi sono lasciato risucchiare nella casbah di Porta Palazzo. A cinque euro al colpo credo comunque di avere speso in quattro e quattr’otto un piccolo patrimonio. Spazzolino e dentifricio (che un frettoloso approntamento dei bagagli mi ha fatto lasciare a casa), coloratissimi copricuscini, coloratissimi boxer, occhiali da sole, chiocciole di ceramica e poi via di corsa per non appesantire troppo il bagaglio del viaggiatore. Al Duomo squadre di operai al lavoro per disinstallare la complessa infrastruttura servita ad accogliere le moltitudini impetranti grazie al Sacro Lino, esposto alla pubblica venerazione fino a ieri sera. Palazzo Madama e il Teatro Regio, con le monumentali cancellate che necessitano di una pariglia di buoi per essere trainate sulle loro rotaie. E poi l’interminabile, sfiancante, indolente camminata lungo via Po, con soste innumerevoli ai baracchini di vendita di squisitezze librarie usate ed antiche, a prezzi da pizzicagnolo. Cous-cous alle verdure e macedonia di frutta in una caffetteria al termine della vasta piazza Vittorio Veneto, con l’eco delle note della Canzone del Piave che mi ronzano nella testa. Pausa ristoratrice per il ventre ed i polpacci.
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