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L’ufficiale istruttore che alla Scuola Militare Alpina ci parlava di tattica iniziò la lezione premettendo che il concetto era, per così dire... piuttosto elastico e poteva quindi adattarsi alle più diverse interpretazioni. Lo stesso mi pare si possa dire dell'idea di cultura. Se si guarda all’attuale orientamento politico nazionale, apparentemente più incline all’opacità piuttosto che alla trasparenza, trovare sul sito istituzionale della regione Friuli Venezia Giulia un elenco dettagliato delle associazioni e manifestazioni beneficiarie di contributi, a motivo del valore culturale annesso alle diverse iniziative, è oltremodo confortante. Scorrendo l’elenco, poi, fra i numerosi eventi, mostre e rassegne, ci si può stupire di non trovare associazioni come i Colonos o Il Caseificio,
di Spilimbergo, ma, considerati gl'immancabili tagli ai fondi a disposizione, è evidente che per distribuire i quattrini si son dovute fare delle scelte. Scelte politiche, per l’appunto. Seguo l’attività dell’agriturismo di Villacaccia dal 1991 o ’92 e non mi pare ci sia bisogno di dimostrare l’alto valore culturale dell’intenso lavoro prodotto da quella fucina di arte e idee. Assieme a migliaia di persone provenienti da tutta la regione e dal vicino Veneto ho avuto la fortuna e il privilegio nel corso del tempo di assistere a spettacoli, eventi, dibattiti, performance da fare invidia a ben più blasonate istituzioni culturali. In più occasioni i locali dell’agriturismo si sono dimostrati non sufficienti ad accogliere la quantità di persone accorse e ricordo che una sera dovemmo seguire un dibattito dal granaio, su uno schermo collegato al piano terra. Lo spazio di poche righe non basta senz’altro per elencare i meriti dell’associazione, e sarebbe forse auspicabile che non si dovesse nemmeno argomentare, avendo già dato la stessa ampia e abbondante prova delle proprie capacità di produzione, stimolo e diffusione culturale. Il Caseificio, invece, non può vantare un’altrettanto prolungata esperienza, trattandosi di iniziativa recente. Tuttavia, le sole rassegne su Messico, Brasile e India, con gli splendidi reportage fotografici di Danilo De Marco, gli incontri, i dibattiti, gli spettacoli, dovrebbero consentire anche a un profano di comprendere il potenziale che questa giovane ed effervescente realtà della nostra provincia è in grado di esprimere. Però, dicevamo, i tagli impongono una scelta. Politica. E va bene. Quel che fatico a comprendere, da non addetto ai lavori e pur consapevole che ormai lontani trascorsi militari legittimano maliziosi sospetti di partigianeria a mio carico, è la valenza culturale del 30° Raduno nazionale dei fanti d'Italia, a cui sono stati assegnati 20 mila euro. L’annuale appuntamento agostano con Philippe Daverio nel cortile dei Colonos fa riunire ogni volta moltitudini di appassionati. L’incontro con Tara Gandhi, nipote del Mahatma, organizzato dal sodalizio spilimberghese due anni fa, non si è propriamente risolto in una chiacchierata fra pochi intimi. Quale vedette della scena culturale ci ha offerto il raduno dei fanti, con tutto il rispetto? E se un contributo di uguale entità è andato alla rassegna Musae, che ci offrirà ben 40 appuntamenti di indubbio livello, distribuiti in 40 giorni, dove sta la proporzione, ci si chiede sommessamente? La risposta anche in questo caso ce l'ha soltanto l'amico Arrigo, che mi liquiderebbe così: il perché di molte cose ci sfugge.
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