Il bagagliaio della vecchia FIAT Uno di Sergio sembra sempre troppo piccolo, a inizio stagione. Dobbiamo riuscire a farci stare tutto l'occorrente per il nostro spettacolo e ogni volta sperimentiamo delle soluzioni di carico diverse. Abbiamo un piccolo mixer traballante, le casse coi loro piedistalli, i microfoni e le aste, la mia fisarmonica e un intrico di cavi prese e prolunghe. Le mollette per la biancheria pesano poco, ma sono essenziali. Servono a evitare che il vento volti le pagine vigliaccamente nel bel mezzo del concerto. Che parolona, “concerto”. Il fatto è che ogni volta che arriviamo sul luogo dell'esibizione veniamo accolti al grido di: “Ecco l'orchestra!”, anche se siamo soltanto in due. Il minimo che possiamo fare è eseguire un concerto.
A gennaio ho fatto domanda per il 124° corso Allievi Ufficiali di Complemento. Ho consegnato i documenti a Padova, durante gli ultimi giorni della mia rapida esperienza universitaria. Mi aspettavo di ricevere la cartolina-precetto nel bel mezzo dell'estate, e sarebbe stata una fregatura. Invece qualche giorno fa è arrivata una lettera giallo ghiaccio dal Distretto Militare di Udine che dice che non ho trovato posto utile in graduatoria. Se desidero, però, posso concorrere per il 125°, senza dover ripetere la trafila di quiz e visite, ma devo far pervenire a questo Distretto l'accluso modulo, debitamente compilato e sottoscritto, entro e non oltre... domani? Dannati militari: domani prendo il treno e glielo consegno a mano, l'accluso modulo! Il 125° parte a ottobre, così riesco a farmi le due settimane a Fiera di Primiero. A Fiera si suona tutti i giorni. Gli ottocento arzilli vecchietti che hanno affidato alla Cooperativa le loro vacanze estive non vedono l'ora che arrivi la sera per espugnare il Teatrotenda, dove cantano, ballano e si dimenano con un vigore a dir poco sospetto. Vuoi vedere che s'impasticcano pure loro, come i teen-ager che sballano in disco nel fine settimana? Ieri sera, prima d'iniziare le danze, mentre sul palco mi scaldavo le mani, senza amplificazione, mi è venuto di eseguire gli squilli di tromba degli “Onori”, che introducono l'Inno Nazionale. Si vede che questa naia proprio non riesco a levarmela dalla mente. Paaaa-pa-ra-paaaaa! Paaaa-pa-ra-paaaaa! ... Ma stavo suonando piano piano, sottovoce. E' stato come gettare un cerino acceso fra la sterpaglia di un bosco. Quelli delle prime file hanno sentito lo stesso e nel giro di pochi nanosecondi le arzille coorti erano tutte all'impiedi, reclamando a gran voce Vittoria! Il Teatrotenda vibrava paurosamente, squassato da subitaneo patriottismo, e io mi sentivo come lo scoiattolo de L'era glaciale, che per nascondere la sua nocciola in una crepa del ghiaccio, dà inizio al finimondo.
Ho chiamato a casa per sapere se è arrivata posta. Nessuna novità. So già che mi verrà un groppo in gola al momento di salutare tutti quelli con cui abbiamo lavorato in queste due settimane: le animatrici, vestali di innumerevoli gare di briscola e dei tornei di bocce, che dopo aver messo a nanna i vivaci vegliardi affidati alla loro custodia, davanti a una birra intonano con noi canzoni da osteria, e i ragazzi tuttofare, sempre disponibili come autisti, barman e trovarobe. Benjamin è medico e arriva dalla Costa d'Avorio. Sorride coi suoi trentadue-denti-trentadue perfetti e immacolati, che gli invidio da morire. Ha consigli gentili per tutti e le nonnine lo adorano, specie la Sandra. Andrea si è da poco laureato in medicina e passa l'estate a misurar la pressione ai vecchietti della Cooperativa. Deve partire per il militare anche lui ed è preoccupato perché in questi giorni i quotidiani riportano notizie di suicidi nelle caserme. Ne abbiamo parlato più volte, io e Andrea, e abbiamo concluso che si tratta di esagerazioni. E comunque sono casi isolati. Lo diciamo sperando con tutto il cuore che sia davvero così.
Il tempo passa, e anche la vacanza trentina giunge al termine. Per il rientro salgo sul Bedford della Cooperativa che, prima di esalare l'ultimo respiro, deve riaccompagnarci a casa. Sergio ci segue, sulla vecchia FIAT Uno. Ecco, di là: quella è casa mia! Mia madre viene ad accoglierci al cancello, con un mezzo sorriso tirato, annunciando a tradimento: “C'è una sorpresa...” Rapido scambio di occhiate: è arrivata la cartolina! Pacche sulle spalle da parte dei compagni di viaggio, grandi incoraggiamenti ed auguri. Io ringrazio, con un sorriso velenoso sulle labbra: brutti bastardi, tanto sono io quello che deve partire! Fra otto giorni devo essere ad Aosta, alla Scuola Militare Alpina. Ho giusto il tempo per sistemare le ultime cose, preparare i bagagli, farmi tagliare i capelli. Ferdinando, il barbiere, non vuol essere pagato: ai suoi clienti che partono per la naia, dice, per tradizione offre lui. Domani vado in biblioteca a recuperare la Gazzetta Ufficiale. Hanno appena pubblicato il nuovo Regolamento di disciplina militare e voglio averne una copia. Non si sa mai. Farò valere i miei diritti! Mio padre si è offerto di accompagnarmi fino a Chivasso. Il tratto di rotaia che da lì sale fino ad Aosta è affidato alle cure del Genio Ferrovieri: così posso iniziare ad ambientarmi subito. Povero papà. Vuol contribuire anche lui a rendere meno traumatico il distacco. Viaggiamo di notte, attraversando silenziosamente tutta la Valpadana del colonnello Bernacca. Nebbia non ce n'è. Arrivati nel piazzale della stazione, aspettiamo che apra il bar. Mastico una brioche che pare di gomma e proprio non vuol saperne di andar giù, nemmeno se la lubrifico ingollando il cappuccino che ho ordinato, troppo amaro e ormai parecchio tiepido. Mi si è chiuso lo stomaco. Ci siamo, il treno sta per partire. Non c'è dubbio, è proprio la mia tradotta, quella che porta ai confini: qui è pieno di ragazzi spauriti coi capelli tagliati corti. Ad Aosta non c'è nemmeno il tempo di scendere che ci caricano sui camion scoperti per portarci in caserma. Ci stavano aspettando, i maledetti. Chissà perchè urlano in continuazione e si agitano tanto tutti quanti. Alè, inizia anche questa nuova avventura. Speriamo bene. E pensare che ormai avevamo anche trovato la combinazione ideale per riempire il bagagliaio della vecchia FIAT Uno...
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