(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

venerdì 11 giugno 2010

La mediateca di Pordenone

Era l’estate del 1999 e mi trovavo in vacanza ad Arles, nel sud della Francia. In quello che era stato un ospedale dove per qualche tempo fu ricoverato anche un celebre pittore olandese, un edificio splendidamente recuperato e ben inserito nel centro cittadino, trovava posto la mediateca. Incuriosito da una definizione per me allora sconosciuta, entrai a esplorare quelle luminose sale. E fui trasportato su un altro pianeta. Passai delle ore a sfogliare albi a fumetti comodamente sprofondato in una poltrona da salotto e vagai con gli occhi colmi di meraviglia tra gli scaffali. Ero uno straniero e non parlo francese. Ma lì dentro mi sentii a casa. Nessuno mi chiese un lasciapassare. Le porte vetrate si aprivano automaticamente, come negli aereoporti, e, considerata la canicola dell’estate provenzale, l’aria condizionata all’interno rendeva ancor più gradevole la mia permanenza. Oggi finalmente anche Pordenone ha la sua mediateca e non avrò più bisogno del teletrasporto per provare le stesse emozioni. Grazie, Signor Sindaco, per questo ennesimo esercizio di civiltà (per sinèddoche la mia riconoscenza s’intende estesa a tutta la Sua squadra, che dà quotidiana dimostrazione di eccellenza). Questi sono i politici che vogliamo. Gente che quando acquista casa davanti a un notaio non si distragga nella fase più delicata del pagamento e se qualche sconosciuto passa una manciata di assegni circolari al venditore si faccia cogliere quanto meno dalla curiosità di capire cosa sta succedendo. Gente che si metta al servizio della propria comunità senza arroganza, rispettando le istituzioni anche quando sono temporaneamente rappresentate da qualcuno che la pensa in maniera diversa, e che se telefona in diretta tv non si dimentichi le buone maniere e non sbatta il telefono in faccia al conduttore. Gente orgogliosa di appartenere alla nostra Repubblica, che quando si celebra la Festa Nazionale partecipi alle cerimonie ufficiali, e se una casalinga sventola il Tricolore dal balcone di casa, non le suggerisca di buttarlo nella spazzatura. Grazie, perché Lei e la Sua squadra ci fate sperare che, in fondo, un mondo diverso è ancora possibile.

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