(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

giovedì 22 luglio 2010

Cronache marchigiane (2)

Quando ero ragazzino, la domenica durante il pranzo si ascoltava la radio regionale. Il notiziario radiofonico in quei giorni riferiva ripetutamente degli accordi di Osimo. Era il 1975 e, con grande rabbia e delusione delle migliaia di esuli, il nostro Paese e la Yugoslavia del maresciallo Tito riconoscevano ufficialmente lo stato di fatto, stabilendo la definitiva annessione di Istria e Dalmazia, la cosiddetta 'zona B' alla federazione non-allineata. Come si può immaginare, l'argomento era molto seguito in Friuli, dove, per prossimità geografica, avevano trovato rifugio molti degli scampati agli infoibamenti, alle torture e alle vessazioni, frutto di un risentimento a lungo covato dopo le prepotenze del governo fascista. Sarà perché lo avevo sentito ripetere più volte che il nome di questa cittadina mi è rimasto impresso. Così, una volta deciso di trascorrere le vacanze estive alla scoperta delle Marche, Osimo mi è sembrata una buona base logistica. Se chiedessimo a cento neolaureati chi era Salvador Allende, dubito che riusciremmo ad ottenere molto di più che uno sgranamento di occhi dalla quasi totalità. Forse un paio fra quei cento, con grande approssimazione, potrebbero accennare una risposta. Viaggiando nelle campagne marchigiane, tra le distese di gialli girasoli che colorano i declivi, mi è capitato invece di vedergli dedicata una via. Stamani, mentre ero diretto a Recanati, selvaggio borgo natio del Poeta. “Negli anni più remoti del Medio Evo era sentito come un dovere aprire la propria casa e dare Buona Accoglienza a chiunque fosse nel bisogno: significava offrire un tetto e il vitto per uomini e cavalli per 2-3 giorni, al termine dei quali l'ospite riceveva i propri abiti asciutti e una benedizione dal padrone di casa [...]”. Così leggo nel bel pieghevole che illustra il programma delle feste medievali di Offagna, un paesino poco distante da Osimo dove ogni anno per una settimana si rievocano quei tempi tutt'altro che bui con tornei, menestrelli, convegni, spettacoli di strada.
E nel paese di Bella Accoglienza finalmente trovo un ristorante come si deve per la cena. Salgo sulla torre dell'antica Rocca, visito la mostra sulla liberazione di Ancona al termine della Seconda Guerra mondiale, assisto alle evoluzioni di giovani acrobati e allo spettacolo di una compagnia di guitti che dimostra di avere ben appreso la lezione del Maestro del Teatro Buffo: ottimo grammelot. Immancabile contorno di bancarelle con ogni sorta di artigianato, ma di gran qualità. Ci sono maschere in cuoio realizzate da un giovane il cui inequivocabile accento tradisce le origini veneziane (“eppure vivo qui da 11 anni”, mi dice); pregevoli statuine in cartapesta che arrivano dalla Puglia, armi lignee per i giochi dei bambini contemporanei, pergamene, ninnoli, bigiotteria di buon gusto. Il borgo si presta, così come Valvasone o Portobuffolè, dalle mie parti. Laura mi dice che anche a Houston, Texas, fanno una cosa del genere. Renaissance, l'hanno chiamata. Sgrano gli occhi. Che c'entra? Le solite americanate... A Recanati pensavo di cavarmela in quattro e quattr'otto, ma appena arrivato mi rendo conto di avere sbagliato i calcoli. Saltando il pranzo riesco a visitare il museo dedicato a Beniamino Gigli, la biblioteca e la mostra allestite a casa Leopardi, sostando sul colle dell'Infinito a mirare gl'interminati spazi all'ombra di un pino. Nel pomeriggio ritorno al Museo della Fisarmonica di Castelfidardo, dove uno dei volontari che fanno da custodi si è offerto di duplicarmi un dvd con la registrazione di un servizio di Quark. Vi si illustra la tecnica costruttiva della fisarmonica in maniera chiara ed esauriente. Alla sera concerto di ottoni nel cortile di Palazzo Campana, non prima di avere sperimentato l'ottima cucina di un wine bar in piazza del Comune. Finalmente. Per la seconda volta. Sono perfino stati in grado di illustrare il menu in inglese a una coppia di turisti, chiacchierando amabilmente per metterli a loro agio. Se non l'avessi visto...

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