La sala d'attesa della stazione ferroviaria è ancora inagibile. Come un anno fa. Quella che si è conclusa ieri era la settimana della cultura. Ingresso gratuito nei musei statali. Avrei voluto fare un giro alla Galleria Nazionale, in Palazzo de' Priori. I maestri umbri del Tre e Quattrocento mi riempiono l'anima. E poi ci sarebbe anche il laboratorio delle vetrate artistiche, e quel Palazzo Sorbello che ancora una volta ho mancato, e il POST, e ... Sì, diciamo che per la mia prossima volta a Perugia le cose da fare e da vedere non mancheranno. Per il momento, quel che ho visto e fatto può bastare. La settimana è scivolata via lasciandomi addosso tanti di quegli spunti e tante di quelle emozioni, che la carica mi sarà sufficiente per qualche mese. Gianna, salutandomi stamane, mi ha già dato appuntamento per la prossima volta. Ormai ho capito, dice. Eh, sì. Casa sua è davvero troppo comoda per seguire il festival. E' in pieno centro. Penso anch'io che il prossimo anno ci rivedremo. In questa occasione Gianna non ha avuto modo di intrappolarmi con la sua chiacchiera travolgente, era troppo indaffarata. Alla parte turistica del soggiorno ho dedicato soltanto qualche scampolo di tempo e ho scattato poche foto. Del resto, ormai l'ho scandagliata in lungo e in largo, questa città. Le foto degli anni scorsi mi ricordano ogni scorcio, tutte le vedute incantevoli, le situazioni curiose, lapidi, manifesti e scritte sui muri. Ho usato di più il cellulare, per istantanee da postare su Facebook con un commento ironico o una facezia. Ieri sera, al Morlacchi, ho intravisto fra il pubblico la giovane Lilli Gruber veneziana. Anche il cherubino bolognese si dava da fare, visibilmente orgoglioso del proprio ruolo. Nel pomeriggio, invece, avevo incrociato lungo corso Vannucci la coppia di Fondi con cui chiacchierammo a cena, l'altra sera. Proprio una giornata di compendio. Un riepilogo conclusivo. Ora ci sarà da elaborare la registrazione dei cantapassione, che vorrei associare a foto in bianco e nero della vecchia Perugia. O forse anche immagini sacre, chissà. Dal finestrino del treno si susseguono le gialle distese di colza a rallegrare il paesaggio. Un canuto turista yankee domanda alla sua dirimpettaia di che coltivazione si tratti. Già, una parola. Sul suo dizionario tascabile italiano-inglese la traduzione di "colza" non si trova. Siamo a Terontola...
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