(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

venerdì 15 aprile 2011

Perugia IGF 2011 (3)

Giovedì, 14 aprile 2011 – E' stato morto un ragazzo.

Nella camera che mi ha assegnato Gianna probabilmente ha dormito una delle sue figliole, da piccola. Alle pareti e alle travature da galeone spagnolo del soffitto sono applicate delle stelline fluorescenti di cui ci si accorge soltanto di notte, una volta spente le luci. Lasciando aperte le persiane, quando il cielo è limpido le pareti della stanza si confondono con lo spiraglio di notte che entra dalla finestra. Oggi ho avuto la prima, robusta iniezione di emozioni. Al nobile teatro della vanità si proiettava l'ennesimo film d'inchiesta. La platea non è gremita come l'occasione richiederebbe, ma pazienza. Si riepiloga la vicenda di un diciottenne ferrarese, Federico Aldrovandi, pestato a morte da quattro poliziotti a cui la situazione è tragicamente sfuggita di mano... La sentenza di primo grado che li condanna tutti risale all'anno scorso. Alcuni altri loro colleghi sono stati condannati per aver cercato di coprirne le responsabilità. Una storia di riscossa civile che avevo seguito sui giornali. Ripercorrere l'intera vicenda con il corredo di registrazioni delle conversazioni radio e i filmati delle diverse fasi dibattimentali del processo offre tuttavia una sintesi di straordinaria efficacia. Sono i genitori del ragazzo, non del tutto convinti della versione dei fatti che viene loro presentata inizialmente, a indagare per conto proprio, commissionando perizie mediche, confutando affermazioni affrettate, portando i loro dubbi all'attenzione della Rete attraverso un blog, perché la carta stampata aveva già liquidato il caso come l'ennesimo episodio di cronaca nera. E' la determinazione ostinata di due genitori poco inclini alla rassegnazione che porta alla luce una verità più credibile di quella sfrontatamente sostenuta durante il processo dai quattro condannati. Nel parchetto che sta vicino al luogo del delitto un cartello che ora non c'è più ammoniva: zona del silenzio. Quel silenzio omertoso è stato rotto da Anne Marie, un'immigrata di colore che ha assistito al pestaggio dalla finestra di casa sua e, dopo essersi consultata con un prete, si è rivolta a un avvocato e con la sua testimonianza in tribunale ha contribuito coraggiosamente a “risintonizzare” una trasmissione della verità pericolosamente disturbata. Numerosi altri vicini ferraresi, che avrebbero potuto rendersi conto di quanto stava accadendo sotto le finestre di casa propria solo mettendo fuori la testa, al processo riferiscono di non avere visto né sentito. L'autore del documentario, fra i titoli di coda, ha significativamente dedicato il proprio lavoro alla splendida Ferrara, città accogliente e molto silenziosa. La visione del documentario sulla vicenda Aldrovandi scombussola la scaletta che mi ero confezionato per la giornata. Al termine della proiezione, una volta ascoltato tutto quel che aveva da dire il regista (in particolare che, mentre il suo lavoro ottiene importanti riconoscimenti, la madre di Federico deve rispondere dell'accusa di diffamazione per aver detto le stesse cose che si affermano in maniera documentata nel video), mi fiondo al Brufani, per sentir parlare di energie rinnovabili. Dice che per incoraggiare gli investimenti esteri sono necessari incentivi che vadano a remunerare il rischio di instabilità normativa, evidentemente molto elevato nel nostro Paese. Apprendo che anche gli idrocarburi (petrolio) possono essere considerate energie rinnovabili. Certo che se facciamo fuori nel corso di pochi secoli riserve che hanno bisogno di alcuni milioni di anni per riformarsi, il bilancio non è che ci sia particolarmente favorevole...




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