(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

sabato 16 aprile 2011

Perugia IJF 2011 (6)

Venerdì, 15 aprile 2011 – Leggende e miti del Web.

A mezzogiorno, al Teatro del Pavone c'è Carlo de Benedetti che colloquia con il vicedirettore del Corriere della Sera. Non solo sono in gran parte condivisibili le sue argomentazioni a sostegno dell'insostituibile ruolo di mediazione svolto dai quotidiani, oggi come per il futuro. Quello che a me risulta vieppiù apprezzabile è il tono moderato della conversazione, la pacatezza dell'eloquio, lontano anni luce dagli strombazzamenti dei viaggiatori di commercio che affollano i tinelli televisivi. Sorprende l'insistenza con cui Mucchetti mantiene le proprie posizioni, dopo che dalla platea gli viene fatto notare che, a differenza da quanto egli ha poco prima affermato, il web non è affatto una giungla. Nessun Far West. Chi diffama a mezzo html è riconoscibile e perseguibile alla stregua dell'omologo che agisce sulla carta stampata. Lo stimato vicedirettore, di cui riconosco l'autorevolezza quando dibatte di temi economici, dimostra in questo caso di non conoscere la materia di cui tuttavia parla. L'assenza di regole, l'anonimato del web è ormai una favola che poteva trovare qualche fondamento di verità una quindicina di anni fa. Oggigiorno, le disposizioni del cosiddetto decreto Pisanu impongono l'identificazione e la registrazione di chi accede a internet da un locale pubblico, una biblioteca, o via wi-fi, tramite un qualsiasi hot spot. Chi viceversa si connette da casa utilizza una linea telefonica ben rintracciabile. E si spera che Mucchetti non intendesse riferirsi all'utilizzo dei nickname... Eppure, proprio al festival di Perugia, mentre lo stimato giornalista esternava le sue inesattezze, poco più sotto era attivo un Hacker's corner. Dalle nove di mattina, una serie non stop di seminari in cui si illustrano tecniche, programmi e accorgimenti per acquisire la necessaria consapevolezza sulle tracce digitali che lasciamo in giro; per proteggere i nostri dati, le conversazioni telefoniche, le e-mail, da occhi e orecchi indiscreti; per acquisire un sufficiente livello di anonimato. Il tutto è rivolto a giornalisti alle prese con governi poco amichevoli o comunque con soggetti poco raccomandabili. Solo per dire che l'anonimato, in Rete, non è cosa da tutti. Occorre una preparazione tecnica che gioverebbe anche al vicedirettore del Corriere.




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