![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgHrOiC-78vbU7WLVIhLUAnkv5ajvYGvFLtaZmpNJM3IqDrggRADYxnZtMva1Xv1cw-ViCDogkmSMNLUtxLivFyfXoaaucGPIvU6UfNopoq4IVqIDuXWctybjRHV-3Hp18wdG5fGaXQvk/s200/cavalloGaloppo.jpg)
“Ok, ok, mo' arrivo”
“Ma che fai? Ho già controllato io! Dài, non c'è tempo da perdere! Bisogna sistemare subito!”
“Sì, sì, dammi soltanto un minuto”
“Ma che fai, non ti fidi? Ti ho detto che ho già verificato! La cliente sta aspettando! Stavolta rischiamo grosso davvero! Se lo viene a sapere il capo.... che figura... E' una tragedia! Ci trasferiranno tutti quanti a Macomèr...”
“Anto', rilassati, la questione è già stata risolta l'altroieri, guarda qui. Forse non te ne sei accorto”.
Sono più di vent'anni che scene come questa si svolgono con frequenza pressoché quotidiana, in ufficio. E non perché i miei interlocutori siano restii ad imparare la lezione, malgrado venga da loro opposta una comprensibile resistenza iniziale al cambiamento. Semplicemente, una volta che li ho educati per bene, fanno carriera, se ne vanno, e vengono sostituiti dai nuovi arrivati, con i quali puntualmente mi ritrovo a recitare tutto daccapo lo stesso copione. Per una questione intimamente caratteriale sono abituato a verificare in prima persona tutte le informazioni, le notizie, le circostanze, che mi vengono riferite da colleghi, clienti, amici, superiori diretti, vicini di casa, parenti stretti e consanguinei fino al 7° grado. Chi mi conosce, lo sa. Mi piace andare alla fonte e avere notizie di prima mano, bypassando qualsiasi filtro ed evitando ogni genere di setaccio. Non mi fido, sì. All'inizio più che altro per un fatto istintivo, poi è subentrata l'esperienza. Ogni volta che ho voluto accondiscendere senza spirito critico alla versione che mi veniva sottoposta, ogni volta, ripeto, anche a distanza di anni ho dovuto verificare l'imperizia e la superficialità (nel migliore dei casi), la malafede e il calcolo interessato (negli episodi più squallidi), di chi si presentava a me offrendomi la propria verità assoluta. Sono sempre stato un bastiancontrario. Chi mi conosce, lo sa. Quando mi accorgo di avere imboccato la strada sbagliata, non ho difficoltà a chiedere indicazioni, fermarmi e se occorre ritornare indietro. Spesso, tuttavia, il mio essere “disallineato” ha trovato conforto, nell'immediatezza, o a distanza di tempo. Anni fa, si usava attribuire a ciascun dipendente della nostra azienda un giudizio sintetico sull'attività volta da ciascuno nel corso dell'anno precedente. La chiamavamo 'la pagellina'. In una sola occasione uno dei miei capi di allora mi ha qualificato 'normale'. Conservo ancora nei miei archivi copia della lettera che indirizzai alla Direzione del personale per contestare, argomentando opportunamente, quella frettolosa e incauta valutazione. Iniziava così: “Non senza motivato stupore ho preso visione della classifica relativa all'anno...”
A me “normale” non l'ha mai detto nessuno. Preferisco, di gran lunga, essere... differente.
Nessun commento:
Posta un commento
se sei un utente anonimo, ricorda di aggiungere in calce il tuo nome ;-)