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Non c'è proprio niente da fare. Coloro che si ostinano a considerare i social network, e Facebook per antonomasia, nient'altro che un deprecabile passatempo per adolescenti, dimostrano una volta di più di non aver ben compreso il fenomeno. In queste ultime settimane di campagna elettorale ho avuto modo di confrontarmi a più riprese, grazie a Facebook, con una pluralità di soggetti: vecchi compagni di scuola, perfetti sconosciuti, simpatizzanti, avversari, amici e semplici conoscenti... Complice uno stato di salute non proprio brillante, non avrei mai potuto fare di meglio incontrandoli tutti dal vivo e discutendo magari di fronte a una birra fresca. Soprattutto, non avrei mai potuto farlo con quelli fra i miei contatti che risiedono, ad esempio: in Canada, a Torino, a Roma, a Bologna, a Vercelli, a Conegliano, a Udine, a Padova, ecc. ecc. ecc. In questo susseguirsi di confronti, qualche giorno fa uno dei miei soliti commenti scanzonati e provocatori al post di un giovanissimo e passionale concittadino maturando, ha portato a imbastire l'ennesima interessante conversazione
“per corrispondenza telematica”. Un altro ormai maturo concittadino osservava come fosse d'uopo per ciascuno di noi renderci testimonianza, anziché limitarsi a dare il buon esempio. Chi mi conosce, sa che vado ripetendo ormai da 25 anni (da quando, cioè, ho fatto il servizio militare) un mantra ripreso da un documento che di spirituale ha assai poco: il Regolamento di disciplina militare, nella sua edizione del settembre 1986, che prima di partire per il corso AUC ad Aosta andai a fotocopiarmi dalla Gazzetta Ufficiale alla biblioteca civica di Pordenone. Si tratta del terzo comma dell'art. 10 del richiamato Regolamento:
“Il militare investito di un grado deve essere di esempio nel compimento dei doveri, poiché l'esempio agevola l'azione e suscita lo spirito di emulazione.” Quindi, potrà agevolmente comprendere ogni lettore come per quanto mi riguarda l'esempio assuma, direi praticamente da sempre, una funzione imprescindibile, specie per chi si professi “classe dirigente” a ogni livello, da un qualsiasi modesto capufficio di provincia al Presidente del Consiglio dei Ministri. Ma, sempre per quanto mi riguarda, l'esempio appunto va dato non già con vane fanfaluche o molto più commendevoli sermoni, bensì dev'essere testimoniato con fatti concreti. A questo proposito, chi abbia voglia di compulsare l'iperspazio telematico servendosi di un comune motore di ricerca (anche Google va bene) e provasse, ad esempio, a digitare il mio nome e cognome, probabilmente incapperebbe nella sequela di lettere che a partire dal 1994 (da quella data in forma pressoché sistematica) ho in prevalenza indirizzato a quotidiani locali (Gazzettino e Messaggero Veneto). Le mie missive, nella maggior parte dei casi, sono invettive di denuncia. Che però quasi mai sono rimaste fini a se stesse. Hanno invece fatto da efficace corollario ad azioni concrete che, in molte occasioni, hanno portato alle auspicate soluzioni, risultati piccoli ma alla portata di tutti e, soprattutto, a vantaggio comune. Non starò ad elencare i temi, elevati o minuti, sui quali sono intervenuto nel corso degli anni e ancor oggi intervengo, esercitando così quell'attività politica per niente convenzionale ma assolutamente autentica che dovrebbe essere patrimonio comune di ciascuno. Gli enti pubblici, territoriali e non, dell'intera nostra regione e oltre, hanno ricevuto nel corso degli anni numerose mie richieste scritte, proteste, petizioni, perentorie intimazioni, che hanno portato quasi sempre a una soluzione ragionevole e condivisa, emendando in molti casi situazioni illegittime, pericolose, confuse, ingannevoli. Da questa nutrita corrispondenza sono nate anche relazioni, amicizie, scambio proficuo di esperienze, in ultima analisi: crescita personale. In un libriccino che acquistai anni fa e che tengo fra i tanti miei “libri da comodino” ce n'è uno scritto da un medico indiano che cita i Veda e le scritture che in quel subcontinente vengono dette “Sacre”: Le sette leggi spirituali del successo. Fra le prime di queste sette, Deepak Chopra elenca la Legge del dare.
“L’universo si basa su uno scambio dinamico… il dare e il ricevere rappresentano due aspetti diversi del suo flusso energetico. Con la disponibilità a donare ciò che ricerchiamo, assicuriamo alla nostra esistenza l’abbondanza dell’universo.”Nella mia poco significativa esperienza ho avuto modo ripetutamente di verificarne la validità.
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