(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

giovedì 4 agosto 2011

Arrendetevi

Su Repubblica oggi c'era una eloquente vignetta di Ellekappa: “Berlusconi ha rassicurato i mercati” - “E' tutta colpa vostra”. Il riferimento è all'atteso discorso tenuto dal Presidente del Consiglio nella serata di ieri. Oggi Piazza Affari ha chiuso con un -5% e il famigerato spread sui Bund tedeschi è arrivato a toccare un nuovo record. Il titolo Unicredit, dopo che la banca ha annunciato di aver raddoppiato gli utili nel corso del primo semestre, ha segnato un -7% dopo essere stato rinviato per eccesso di ribasso. Dal Sole24ore di oggi (Stefano Folli): “È famosa l'ironica frase di Bertolt Brecht secondo cui «se il comunismo non va bene per il popolo, bisogna cambiare il popolo». Ieri pomeriggio in Parlamento c'è stato un momento in cui il presidente del Consiglio è sembrato echeggiare Brecht.” Sul quotidiano Europa, l'editoriale di Stefano Menichini del 19 luglio titolava emblematicamente: “Arrendetevi, per il bene dell'Italia”. La tremenda crisi finanziaria che ha portato la nostra borsa valori a perdere il 20% della propria capitalizzazione nel giro degli ultimi 4 giorni era ancora all'inizio, ma il direttore di Europa aveva la vista lunga. La speculazione internazionale, i grandi investitori, coloro insomma che detengono il potere effettivo, potendo contare su enormi capitali che sono in grado di far vacillare le sorti economiche di intere nazioni, stanno effettivamente cingendo d'assedio il nostro Paese. Solo che noi non siamo a Fort Alamo. Nel nostro caso, gli assediati somigliano molto di più a quella simpatica combriccola di una serie TV della mia infanzia: I forti di Forte Coraggio. Una guarnigione scalcagnata. Tanto scalcagnata, quanto ostinatamente convinta a resistere, tenacemente avvinta alle leve del potere. I messaggi che ci stanno arrivando, sotto forma di sonori schiaffoni, da parte degli investitori internazionali sono inequivocabili: il sistema Italia, così com'è non è affidabile. Di conseguenza, si alleggeriscono i portafogli. Si vende tutto ciò che ha a che fare con il nostro Paese. E la reazione della nostra classe dirigente è di pertinace sordità. Il neo segretario del PDL sostiene che i mercati non sono legittimati a determinare la vita o la morte dei governi. All'inizio della crisi economica, questo stesso governo profondeva i suoi sforzi nel convincere gli italiani che le cose andavano bene, che non bisognava farsi prendere dal panico, che bisognava evitare di frenare i consumi, bisognava far girare l'economia. E si fece anche una campagna di spot televisivi per incentivare la propensione agli acquisti. Di fronte alle bordate delle artiglierie internazionali, prima di chiudere per ferie il parlamento, altro non si è saputo fare che un ennesimo tentativo di riforma dei processi (che una volta si auspicano brevi, l'altra si promettono lunghi) e la ridicola boutade del trasloco ministeriale, con l'apertura di sedi decentrate a Monza. I mercati continuano a non gradire. Ma secondo il Signor Presidente del Consiglio sono loro ad essere in errore. Le virtù taumaturgiche del capo non vanno mai messe in discussione in un'azienda efficiente. Si può convenire con l'onorevole Berlusconi sul fatto che il Paese sia solido e che le attività finanziarie detenute dalle famiglie ci collochino ai primi posti al mondo. Ma non è questo il punto. La valutazione espressa dai mercati, in questo molto più attendibili di qualsiasi agenzia di rating anche per la rapidità di reazione, riguarda la leadership, la capacità di governare affrontando la crisi con riforme strutturali e azioni efficaci. E mentre il leader dell'opposizione apostrofa ironicamente il premier dopo l'inutile discorso alle camere (“Signor Presidente del Consiglio, o lei ha sbagliato discorso, o ha sbagliato Parlamento”), anche il presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet ci esorta a reagire. Magari sventolare un drappo bianco e farsi da parte aiuterebbe ad evitare altri caduti.

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