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In autunno andavamo a raccoglier le castagne nei boschi attorno a Valle. Valle di Soffumbergo è un paesino di montagna, dove gli scarsi abitanti in casa parlano sloveno, per la via in friulano e si rivolgono in italiano agli ospiti che arrivano da fuori. Il centro più grande, nei dintorni, è Faedis. Cividale rappresenta la città, la capitale. Campeglio, Prestento, Canèbola, Masarolis. I nomi delle località più vicine venivano snocciolati da tutti i numerosi componenti della famiglia di amici, originari di quei luoghi, che periodicamente ci invitavano per la
Festa delle castagne. Di tanto in tanto, ci scappava anche un pellegrinaggio a
Madone di Mont, Castelmonte. Strade tortuose e strette che fendono una fitta boscaglia.
Nonno Lino durante la seconda guerra mondiale aveva fatto la campagna di Grecia. Era stato attendente di un ufficiale degli Alpini. Ricordava ancora i numeri fino a dieci.
Ena, dio, tria. Tèssera, pente, eksì. Eftà, oktò, enià. Deca... Adesso che era in pensione realizzava bei cesti in legno intrecciato. Semisfere perfette, di dimensioni diverse, ognuno con un solido manico che veniva piegato facendo ricorso alla sapienza delle mani. La festa richiamava ogni anno un pubblico numeroso. Si acquistavano le castagne, a sacchi, il miele; si beveva ribolla gialla. Nelle osterie i paesani giocavano alla morra con gesti rapidi e grida sempre più incomprensibili, parte per ingannare l'avversario, parte per via del livello alcolico via via crescente. C'era la musica di un'orchestrina e si ballava in pista. Quando si parlava di partigiani Ofelio ammoniva, mantenendosi sul vago, che non erano proprio tutti degli stinchi di santo e che da quelle parti ne avevano fatte di cotte e di crude. Soltanto molti anni più tardi sentii parlare di
Porzûs, vidi
il film di Renzo Martinelli e, incuriosito per quello che si presentava come uno dei tanti casi misteriosi, complicati e sconosciuti della nostra storia recente, decisi di approfondire. Anche per la familiarità che quei luoghi avevano acquisito ai miei occhi, a causa delle giovanili frequentazioni, delle amicizie e dei ricordi familiari. In questi giorni sto leggendo quindi le memorie di "Vanni", il commissario politico della Brigata Garibaldi, che presenta naturalmente il proprio punto di vista. Chissà, magari quando avrò terminata la lettura tornerò sul blog, a darne conto.
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