(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

lunedì 30 aprile 2012

Perugia IJF12 (5)

Venerdì, 27 aprile – Tempi supplementari

Mentre su corso Vannucci un tizio con lunghi dreadloks raccolti da una fascia elastica nera, appoggiato al Palazzo dei priori suona alla fisa cromatica Quizas, quizas, quizas mi avvio a concludere questa intensa giornata all'insegna delle (R)esistenze. Nel salone di Unicredit l'emozione è palpabile fin da prima che Maria Luisa Busi inizi a parlare. A tre anni di distanza dal terremoto del 6 aprile che ha distrutto il centro storico de L'Aquila oggi pomeriggio si fa il punto della situazione, con il magnifico rettore dell'università abruzzese, uno scomodo giornalista che ha scoperchiato i malaffari nella gestione dell'emergenza e nella ricostruzione attraverso il giornale online site.it, e alcune giornaliste del Corriere della Sera. E iniziamo a parlare di (R)esistenze. Prima fra tutti lei, la giornalista del TG1 che fu contestata in piazza perché il proprio giornale dava un'immagine non veritiera della situazione. E che ha rinunciato alla propria carriera “per tenere la schiena dritta” e perché “la gente urlava: vergogna!”. Busi sottolinea che la sceglta del capoluogo abruzzese come sede per il G8 è frutto di cinismo: si è voluta così sfruttare la tragedia allo scopo di evitare i disordini che contraddistinguono le periodiche riunioni dei grandi della Terra. Il sisma delle 3:32 ha rappresentato, per quello che la giornalista chiama populismo mediatico, il luogo perfetto per rappresentare se stesso, un laboratorio ideale per mettere a frutto tecniche di propaganda ben rodate. Per lei, visibilmente emozionata, affettuosi e prolungati applausi dal pubblico in sala. E poi ci sono le donne della 27esima ora, le cui storie sono raccontate dal Corriere.

In Sala dei Notari, invece, si proietta un documentario su Scampia, il degradato quartiere napoletano, dando conto di altri esempi di resistenze civili: il ragazzino poeta, il camorrista redento e il tossico recuperato che ora danno una mano in oratorio, la band che racconta in musica il disagio della città. E don Aniello, scomodo prete di strada che finirà per essere trasferito malgrado le proteste della gente. Il tutto fra cumuli di munnezza sistematicamente incendiati, emergenze ambientali e sanitarie, criminalità diffusa.

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