Domenica, 29 aprile – Ultimo giorno
La domenica inizia con un panel (ah, la modernità...) in cui si parla di traffico d'armi, munnezza, e giornalismo d'inchiesta transnazionale. In una ponderosa trilogia di 1.500 pagine vengono squadernate le trame internazionali che si sono intrecciate all'epoca della guerra nella ex Yugoslavia, basandosi su un'impressionante mole di documenti da poco declassificati. Tonnellate di armi trasportate via mare da Polonia e Bulgaria fino al porto di Capodistria, con lo zampino complice del KGB. Gli informatici imparano che proxy significa anche “prestanome”, “testa di legno”. E così succede che diciannovenni rumeni squattrinati si ritrovano al vertice di gruppi economici multimilionari, in compagnia di apparentemente intraprendenti ottuagenarie contadine ucraine. Cumuli di rifiuti globe-trotter percorrono le rotte commerciali all'insegna della globalizzazione, e negli intrecci generati dal traffico di munnezza compare anche il nome del figlio di un noto sindaco palermitano.
Non bastava il digital divide. In Italia perfino nel mondo dei fumetti ci sono vaste sacche di analfabetismo. E' un problema di educazione, è colpa della scuola, che non ci mette in grado di decodificare il segno grafico e ci condanna ad accontentarci di Tex e Topolino, lasciando la più raffinata produzione di graphic novel a una più dotta elite di intellettuali. Strada tutta in salita anche per il giornalismo a fumetti, dunque, a differenza di quanto accade nel più avanzato Nordeuropa. Così ci si lamenta nella sala della Camera di Commercio. Poco prima, però, nel salone di Unicredit sono stati presentati i vincitori del premio “Una storia ancora da raccontare”, dedicato quest'anno a Mauro Rostagno. La menzione speciale è andata a un video che parla di un maestro elementare lombardo. E della sua classe di alunni, che la storia di Mauro rostagno l'hanno imparata dalle pagine a fumetti pubblicate dal Becco Giallo. Anche Makkox, nel rispondere alla signora che lamenta di essersi persa nella lettura della versione a fumetti di un'opera di Thomas Mann, è lapidario:”Signora, avrà sbagliato fumetto”.
Mentre sta per iniziare la sequenza di video di gran lunga più divertenti e graffianti del Festival, un post su Facebook avvisa che a più di due ore dall'inizio dell'evento serale di chiusura della sesta edizione dell'IJF, si è già formata una lunga coda di persone che attendono di entrare al Teatro Morlacchi. Mattatore della serata sarà Michele Santoro, che si è nel frattempo candidato ufficialmente per il posto di direttore generale della RAI. Si conferma indovinata la decisione di concludere qui la mia esperienza festivaliera. Santoro lo vedo ogni settimana in tv. Un buon pasto alla Lanterna per suggellare la serata diventerà un più gradito souvenir. Ma prima godiamoci la verve dei videomaker intervenuti (così numerosi che pare di essere a una riunione dei capi corrente del PD, chiosa Francesca Fornario, autonominatasi moderatrice). Ridere 2.0 è il titolo del panel. Che non delude le aspettative, proponendo gli esilaranti esperimenti de Il terzo segreto di satira, dove si sottotitola con un'improbabile traduzione il veemente discorso di un Gheddafi ormai giunto a fine corsa, la riedizione della famiglia Addams in chiave padano-leghista. Gli spot di una geniale campagna di raccolta fondi a favore delle vittime dei controlli fiscali a Cortina d'Ampezzo (con 1 sms puoi donare 1.000 euro).
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