(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

sabato 7 luglio 2012

Il rispetto delle regole

A leggere le dichiarazioni di alcuni esercenti pordenonesi che si lamentano del coprifuoco imposto prima della mezzanotte tornano in mente i capricci di un ex presidente del consiglio e la stizza con cui reagiva ogniqualvolta lo si richiamava al rispetto delle regole democratiche. Per giustificare la propria incapacità una volta prendeva di mira il Parlamento, un'altra tirava in ballo il Capo dello Stato; se la Consulta gli dava torto gridava al complotto e non si faceva scrupolo, al bisogno, di tacciare di obsolescenza la Costituzione Repubblicana. Il rispetto delle regole, quando queste cozzano contro i propri interessi, viene vissuto come un'insopportabile limitazione della libertà individuale. E i cattivi esempi contribuiscono a consolidare questo convincimento. Se una nota fabbrica torinese non dà seguito alla sentenza di un tribunale che le impone di rimediare a un'ingiusta discriminazione, perché mai io non dovrei parcheggiare l'auto in sosta in uno stallo riservato ai portatori di handicap quando vado di fretta? Il disturbo del riposo altrui è una violazione di quelle elementari norme della civile convivenza che buon senso e ragionevolezza, per primi, dovrebbero indurci a osservare. Ma dove non può il buon senso, ci vogliono i carabinieri. La giurisprudenza ha affermato che anche il gestore del locale è responsabile per il disturbo arrecato dai clienti che si trattengano rumorosamente fuori dal proprio esercizio: o li fa smettere, oppure deve allertare le forze dell'ordine. Chi la mattina deve andare al lavoro ha il sacrosanto diritto di riposare ben prima delle 23,30, così come deve potersi leggere un libro senza subire il martirio di un sottofondo sonoro martellante. La buona educazione potrà anche non essere più una virtù, ma il codice civile va rispettato. Quando è in mano a un imprenditore capace l'attività di un locale non risente certo delle limitazioni legittimamente poste a tutela della quiete altrui. E chi credeva che gestire un bar fosse niente più che uno spassoso passatempo (la frequenza dei cambi di gestione lascerebbe supporre che gli sprovveduti nel settore non mancano) forse farebbe bene a riconsiderare le proprie scelte.

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