(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

venerdì 27 luglio 2012

Improvvise contaminazioni

La mia infanzia è costellata di film di guerra, l'ultima guerra, come direbbero i miei genitori. Tele Capodistria insisteva con patriottico orgoglio sulle gesta dei partigiani con la stella rossa e sui loro poderosi cori di canti popolari e guerreschi. Poi c'erano i partigiani francesi, sempre indaffarati a far saltare qualche ponte e a seminar dinamite fra i binari, mentre gli yankee si paracadutavano nella notte. Dei nostri non ricordo film; le narrazioni sulla guerra partigiana, tuttavia, non mancavano e i successivi personali approfondimenti mi hanno consentito di conoscere meglio alcune vicende geograficamente vicine come la repubblica di Carnia e i fatti di Porzûs, le foibe e le vicissitudini della Venezia Giulia. Nel mio recente viaggio a Ivrea, sulle tracce di Camillo e Adriano Olivetti, ho notato in città numerosi totem informativi, in corrispondenza di vie o piazze dedicate a caduti della lotta di liberazione, in cui si descrive il dedicatario, il suo ruolo nella resistenza, le circostanze della morte. Il XXV aprile è una ricorrenza molto sentita e partecipata e non mancano mai le polemiche legate ad antichi rancori e radicate contrapposizioni. Che fosse esistita anche una resistenza tedesca, intendo nella Germania di Hitler, quella della Gestapo, quella che viene sempre rappresentata come la parte avversa, malvagia e crudele, invece non lo sapevo fino a qualche anno fa. Non c'è mai stato molto interesse, dal dopoguerra ad oggi, a divulgare questa parte di verità storica, c'è voluto il cinema a riportare alla ribalta l'argomento, prima con la storia della Rosa Bianca e di Sophie Scholl, poi con il successo commerciale che la presenza di Tom Cruise nei panni del colonnello von Stauffenberg ha garantito a Operazione Valkiria. Lo stimolo ad approfondire l'argomento mi venne da una illuminante puntata de La grande storia, dove si ricordava l'operato del vescovo di Muenster, von Galen, e le sue coraggiose prese di posizione, dal pulpito, nei confronti del regime di allora. Di quella trasmissione ho serbato in particolare il ricordo del motto che i resistenti si erano scelti e che ho trovato molto adatto a me, bastian contrario come sono e sono sempre stato: etsi omnes, ego non. Se anche tutti gli altri, io no. E' un'espressione che si usa per indicare “il dissenso individuale rispetto a poteri dispotici o ingiustizie invece approvate dalle masse e dall'opinione pubblica” (Wikipedia). Da lì il percorso è proseguito verso l'università di Monaco dei giovani fratelli Scholl e del loro amico Willi Graf e poi all'ambasciata del Reich a Roma, con le memorie di Ulrich von Hassell, diplomatico di vecchio stampo molto legato al Friuli, come scoprii durante una serata ai Colonos. E poi il giovane colonnello roso dai dubbi, che in un'afosa estate del '44 tentò di porre fine alla follia col tritolo. Durante la prima delle serate conclusive dell'annuale festival della musica etnica che amo seguire da qualche lustro, ieri sera a Spilimbergo sul palco si sono alternati uno studioso di folclore che cantava in occitano, piemontese e spagnolo, un ensemble ciociaro e la Treves blues band, che ha scosso gli animi sonnacchiosi dei presenti. Un mix che soltanto Folkest riesce ad amalgamare. Mentre per le vie del centro storico attempati professionisti in bermuda e infradito si accompagnano alle loro tracimanti matrone imbellettate e fasciate nei fuseaux della tradizione, trascinandosi appresso volpini cotonati per la gioia dei più piccoli, io mi sono concesso una sosta curiosa sulla bancarella dei DVD da tre euro, dove riposano anche vecchi libri di argomento storico, monchi di sovraccoperta e con le pagine impolverate, a cui dedico un'occhiata distratta. Tra questi, un titolo letto faticosamente sul dorso del volume cattura la mia attenzione: L'identità tedesca e il caso Stauffenberg. Scorro soltanto poche righe dell'introduzione per decidere che lo voglio. Sull'ultima pagina del libro, segnato a matita in un angolo c'è un numero: 8. “Però possiamo arrivare a 6 euro”, si premura di informarmi il venditore. Affare fatto. E così, dopo una giornata intensa, in cui mi sono dedicato al giardinaggio, al bricolage e a lavori di carpenteria prima di sorbirmi l'ennesima dose di Consiglio comunale, dopo aver attraversato un caleidoscopio musicale in grado di saziare gli animi più voraci, mi porto a casa questo ennesimo pezzetto di storia, che andrà ad arricchire il mosaico dei diversi punti di vista.

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