(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

giovedì 27 settembre 2012

Note fidardensi (3)

Le audizioni.

Le selezioni per il concorso internazionale iniziano alle 9,30. La prossimità favorisce gli artisti serbi e sloveni, che tra i concorrenti sono numerosi, ma i chilometri non scoraggiano i più distanti. Dalla Slovacchia, passando per la Polonia, si attraversa la Russia e si arriva fino in Cina, in una cappella con acustica priva di riverbero. Una sonata di Scarlatti a testa e poi autori russi moderni a profusione, con gran sostituzione di sedie a ogni cambio palco (c'è chi la vuole morbida, di plastica, e chi invece la preferisce rigida, di legno, qualcuno sistema il sedile per pianoforte centrandolo rispetto alla commissione esaminatrice che sta di fronte). Le mise sono per lo più informali, con estremi che vanno dall'eleganza signorile della rappresentante cinese, in abito lungo nero e viso da scultura di Modigliani, al pedalino da democristiano (atto a mostrare i villosi polpacci, sicut ait Indro) esibito dall'ultimo concorrente della tornata antimeridiana. Poco distante dalla piazza del municipio c'è un irish pub che offre la calda accoglienza del legno e gustosi piatti veloci. Proprio quel che ci vuole al festivaliero frettoloso. Il pomeriggio è riservato alle formazioni cameristiche, dove i russi la fanno da padroni. Si principia con una coppia di bionde (pianoforte-fisa) che si scatenano in un energico boogie-woogie. Segue un terzetto di giovanissimi e altrettanto biondi fisarmonicisti per nulla intimoriti dagli sguardi severi della giuria. Poi tocca a una coppia lei-lui con un programma che spazia dalle suite balcaniche alla milonga di Piazzolla, per arrivare a una selezione di danze dallo Schiaccianoci. Dei russi colpisce il fiero cipiglio, la presenza scenica e la sicurezza che risiede in una insormontabile superiorità tecnica, l'espressività compiuta, l'efficace calibratura delle dinamiche, capaci di evocare le atmosfere della tundra, con tutto il loro misterioso fascino. Siberian duet of bayan, così si chiama la quarta formazione pronta ad esibirsi e a dar prova, oltre al resto, di un amalgama e sincronismo perfetti. Chiude la tornata pomeridiana un duo polacco, violino-bayan che ci propone prima Corelli, per poi passare alle magie bairensi. Il tutto senza tralasciare un'ultima incursione nei soliti russi contemporanei.

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