In particolare, questo pezzo compare in una ristampa anastatica pubblicata anni fa da Cinemazero che raccoglie quanto scritto nella rubrica curata da Giannino Cadin, mitico collaboratore del sodalizio pordenonese e del notiziario da loro prodotto. Avevo incluso questo 'pezzullo' - come direbbe Cadin - in un mio vecchio sito, ora in disarmo.
PIPPO BRANCACCI, che ci era capitato a metà anno e lo avevano ammesso perché erano profughi dalla Libia, il papà mi pare che era nei carabinieri, lo hai presente, un tipino magro col ciuffo sugli occhi e il mento a pera, qualcuno alle docce aveva fatto la scoperta che aveva l'affare a punta ingrossata, grosso come una grossa buganza e dava anche sul livido, per il resto regolare come tutti noi altri con i primi peli chi più chi meno, ma lui, sarà stato stranezza di natura o una strozzatura fimotica (scusa la ripetizione), ma lui aveva la punta, anzi tutto il prepuzio, grossa e gonfia e tesa come la testa di un idrocefalo, e così lo seppe tutta la classe, e quando capitava gli si davano le bàie, me lo potresti prestare che devo battere i chiodi, qualcuno facendo il cinese gli avanzava la proposta io dale te due lile se tu mostlale me tuo glande glande, e lui senza prendersela ridacchiava col suo sorriso triangolare, forse se lo era davvero rinforzato lui battendolo sulle pietre come gli arabi e forse riusciva davvero a spaccare le noci, e così si tirava avanti nei momenti di stanca con queste ed altre ilarità del collegio, senza tanto insistere, tanto lui stava al gioco, fino a quella mattina alla terza ora: chi mugolava piano, chi si torceva le viscere coi pugni sulla cintola, chi non seppe trattenersi e cominciò a latrare, altri battevano la fronte sul banco, Beppino Passalenti si ruppe un sopracciglio, altri singhiozzò a forza di ridere, Giandaniele F. confessò d'essersi pisciato addosso, Renato D. che giocava sempre con un suo temperino aperto mi piantò una delle lame sulla prima falange dell'anulare (ho ancora il segno), altri ancora si buttarono a terra rovesciando le boccette d'inchiostro: te lo ricordi l'uragano, quando il prof. di Storia dell'Arte, invitandoci ad aprire il secondo volume delle Wittengs-Gengaro con le sue illustrazioni in bianco e nero, che era il meglio per quei tempi, annunciò incauto la lezione del giorno adesso fate attenzione perché si tratta di un affare grosso, la culla della pittura italiana la CAPPELLA BRANCACCI e restammo tutti sospesi per un giorno, meno naturalmente Brancacci e il solito Canton che non aveva capito niente ed era rimasto serio (...)DA PONG PING - DICEMBRE 1986
Grazie del ricordo
RispondiEliminaAvresti dovuto scrivere un libro
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