(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

lunedì 19 novembre 2012

Appunti Albesi (4)

Domenica, 18 novembre 2012

Monforte d'Alba è terra di Càtari impenitenti, cocciuti fino alla morte. Quando la mano benevola dell'inquisitore indicò le due opzioni allestite sulla pubblica piazza, la croce o il rogo, per la maggior parte si precipitarono tra le fiamme. Il paese conta poco più di duemila abitanti, ma le celebrità locali non mancano. Una, in particolare, il colonnello Martina, a cui l'amministrazione comunale ha dedicato un sorprendente museo civico aperto da pochi mesi e, pare, prossimo alla chiusura a causa delle ristrettezze economiche dei bilanci pubblici. L'ufficiale sabaudo, dopo aver combattuto in Crimea e aver contrastato il brigantaggio in Calabria, si ritira nelle Langhe, acquistando tenute agricole e inaugurando anzi nel suo palazzo una pubblica scuola di agricoltura destinata a giovani e adulti. Scapolo e senza figli, alla sua morte lascia ben poco ai pur numerosi parenti, destinando il suo patrimonio al comune. Sulla sommità del colle cittadino sta una torre campanaria, residuo testimone della vecchia parrocchiale ricostruita più in basso. Dove sorgeva la chiesa si è ricavato un auditorium a cielo aperto, sulle cui gradinate il pubblico estivo può assistere a un prestigioso festival jazz.
Quando Carlo Alberto espresse il desiderio di assaggiare questo nuovo vino che tanto interesse stava incontrando, la marchesa di Barolo inviò in omaggio al sovrano un convoglio di 325 carrà (la botticella per il trasporto sui carri della capacità di 12 brente piemontesi, ossia circa 600 litri). Perché 325? Una per ogni giorno dell'anno, Maestà. Ma in un anno i giorni sono 365. E 40 sono quelli dell'astinenza quaresimale, replicò la pia donna. La rinascita del barolo avvenne per merito di un enologo francese che, prima di offrire i suoi servigi alla nobile compatriota madame la marchise, prestò servizio nella tenuta del conte di Cavour, a Grinzane, il cui castello ospita la prima enoteca regionale piemontese. I suoi consigli consentirono al barolo di diventare vino dei re e re dei vini, come ancor oggi si riconosce. Io mi sono accontentato di un paio di bottiglie, un litro e mezzo in tutto. Nel castello di Grinzane si trova anche l'ennesimo, piccolo, museo. Vi si illustra, con l'impiego di efficaci supporti audiovisivi, la svolta che il giovanissimo conte seppe imprimere alla malconcia tenuta familiare, trascurata da un fattore imbelle e disonesto. Nell'enoteca, assieme a una vasta rassegna di vini delle Langhe, non mancano altre gastronomiche squisitezze. Come quelle che mi sono accaparrato ieri sera, mentre passeggiavo per Alba in attesa che si facesse l'ora per cenare. Dal centro città, percorrendo via Cavour (che coincidenza!) verso il limite dei viali di circonvallazione si incontra una piccola rivendita di prodotti da forno e dolciumi, le cui vetrine sono un trionfo di golosità e non consentono, nemmeno al turista più distratto, di passar oltre senza per lo meno una breve sosta. A quelle vetrine io mi ci sono incollato, finché, deposta ogni resistenza, sono entrato ad acquistare. Trifula bianca, tartufo dolce, biscotti con le nocciole, cioccolato, creme, torte di nocciole... Potevo desiderare commiato più dolce di questo?

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