(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

sabato 22 giugno 2013

1921, classe di ferro!


Ho conosciuto Nilo per una di quelle imprevedibili e straordinarie circostanze che la vita riserva a ciascuno di noi. Nell'agosto del 2006 ero a Ferrara per il Buskers Festival. C'ero stato la prima volta tre anni prima e me ne ero innamorato, tanto che per qualche anno ho preso l'abitudine di trascorrere l'intera ultima settimana di agosto combattendo zanzare sanguinarie e calure sahariane pur di godere di quella magica atmosfera musicale priva di frontiere e formalismi. I Buskers si esibiscono per strada, sul marciapiedi, sotto un porticato, e offrono la loro musica senza far pagare il biglietto. Io però mi sono raramente trattenuto dall'acquistare i loro CD, per portare a casa almeno un'eco delle emozioni provate durante le estati ferraresi. Avevo scovato un locale che aveva in menu almeno trenta insalate, una colorata e profumatissima collezione di miscele vegetali in cui trovavano posto foglie di menta, gherigli di noci, acini d'uva bianca, spicchi di mela, scaglie di avocado e via elencando. L'ideale per un pasto leggero e non necessariamente veloce. Il wi-fi gratuito e un computer a disposizione degli avventori sprovvisti di apparati tecnologici, ne fecero la meta abituale della mia pausa-pranzo. Fu in quel locale che mi raggiunse la telefonata di Filippo, presentatosi come editor di un'antologia di racconti alpini, che mi chiedeva l'autorizzazione a includervi il mio pezzo.
“Come, scusa? Di cosa stai parlando?” replicai.
“Ok, facciamo finta che tu non sappia niente”. E mi spiegò per bene le cose.
In effetti, qualche mese prima, raccogliendo l'invito di un mio compagno del corso AUC, avevo steso un breve compendio del mio servizio militare a Tolmezzo.
“C'è l'idea di farne un volume, se vuoi contribuire...” mi disse Gianmario.
“Il ricavato della vendita andrà a finanziare qualche attività di volontariato che si sta individuando”.
Gli ex allievi della Scuola Militare Alpina non erano nuovi a queste iniziative: In punta di Vibram era stato un primo fortunato esperimento di scrittura collettiva, che aveva visto la luce nel 2004. Al nuovo progetto, in attesa del titolo definitivo, fu assegnato il nome in codice IPDV2 (ah, i militari e la loro passione per gli acronimi...). In breve, DNA Alpino fu pubblicato. Per la riuscita del progetto, una volta prodotto il libro bisognava venderlo, e molti degli autori si diedero così da fare per organizzare le presentazioni del volume. Ebbro di orgoglio per l'inclusione del mio modesto contributo, dando fondo a tutto il mio understatement, iniziai a elaborare un piano che includeva un auditorium da 440 posti, coro alpino, proiezione di diapositive, letture di brani tratti dal libro. Presi contatto con il comitato di redazione, con la sezione provinciale ANA, con l'UNUCI di Pordenone, mi arruffianai con giornalisti e direttori di testata per assicurarmi l'adeguata copertura mediatica, chiesi un appuntamento al vicesindaco per ottenere la sala, evidenziando che l'iniziativa era a “budget zero”: soldi da spendere non ce n'erano. Avevo partecipato alla presentazione ufficiale del libro, a Milano, e in quell'occasione scoprii l'esistenza dei “Ragazzi di Aosta '41”, le cui testimonianze furono in assoluto le più intense e capaci di suscitare forti emozioni. Dovevo averne uno. Questi arzilli testimoni, forti di una travolgente energia, erano però pur sempre dei signori ultraottantenni che vivevano a centinaia di chilometri da casa mia, e l'idea di farli venire a Cordenons per la presentazione del libro mi parve irta di ostacoli. Rileggendo i profili degli autori dei racconti inclusi in DNA Alpino scoprii che uno di loro viveva a un tiro di schioppo da casa mia: era Nilo. Attraverso i buoni uffici di uno dei coordinatori del progetto, ottenni il suo numero di telefono. Coinvolgendolo non potevo immaginare a cosa sarei andato incontro. Con la sua carica di entusiasmo e vitalità, Nilo si rivelò fin da subito un'inesauribile fonte di stimoli, suggerimenti e compiti per casa. A un mese dalla presentazione del libro mi segnalò incidentalmente che il direttore del coro ANA di Roma aveva da poco musicato alcuni suoi versi; sarebbe stato bello poter includere il canto nel programma del coro. Rapido scambio di mail, ricevo da Roma lo spartito, lo giro alla direttrice del coro, che con trepidazione mi fa presente che il tempo stringe e il brano deve pur essere studiato e provato: ce la faremo! - mi sforzo di rassicurarla. All'epoca, un quotidiano locale pubblicava una rubrica che raccoglieva i ritratti delle decine di persone speciali che abitano la nostra terra di confine. Nilo rientrava a pieno titolo nella categoria e quindi suggerii alla curatrice della rubrica di intervistarlo. Giunti al fatidico giorno, il fotografo inviato dal giornale per immortalare l'evento mi bloccò chiedendomi di Nilo e, se c'era, del signor Arrigoni.
“Arrigoni? Veramente non mi risulta nessun Arrigoni”, risposi sorpreso.
Lo zelante giovanotto mi mostrò allora un foglietto su cui si era appuntato: foto a Nilo e Arrigoni Stern. Mario Rigoni Stern aveva impreziosito la nostra raccolta con un proprio pezzo inedito.
“No, Rigoni Stern non c'è” replicai comprensivo.

A casa di Nilo non mi stupii di trovare nel suo studio un computer. Il giorno che azzardai: ma non è che per caso tu usi anche l'e-mail, vero? ottenni come risposta, a mo' di rimbrotto: Eh! Come farei senza! Nilo naviga in rete, scrive mail, ha un profilo Facebook, posta, condivide, commenta. E chatta.

Qualche giorno fa, leggo uno dei suoi ironici commenti in cui scrive:
[...] io, entrato nei 93, dopo tre o quattro ore di salita con zaino affardellato, mi sento quasi stanco [...]
Notandolo online, gli indirizzo una delle mie irriverenti provocazioni:
Con queste temperature, piuttosto che le salite sarebbero da preferire le discese. In cantina!
Dopo qualche minuto arriva la replica:
Ceralacca? Con questo caldo? Si scioglie.
Inizialmente non comprendo il nesso, ma poi realizzo che Nilo fa riferimento al mio ultimo messaggio, risalente a qualche mese prima, che la finestra di chat di Facebook riporta in cima alla nostra conversazione. Lo incalzo:
No, lacca non ce n'era, ho trovato soltanto ribolla gialla.
E lui, fulmineo:
Scendo in cantina.

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