(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

domenica 7 luglio 2013

Paris 2006 (Due)


Mercoledì, primo novembre.

Abbiamo trascorso due giorni intensi, imprevedibili e divertenti, ci siamo stancati, ma ne valeva la pena. Ieri mattina, come previsto, siamo andati al mercato di Belleville. Ce lo immaginavamo diverso entrambi: abbiamo trovato una quantità incredibile di banchi di frutta e verdura, coloratissimi e appetitosi. Piramidi di arance, manghi, pompelmi israeliani, grappoli d'uva lussuriosi, fichi d'india, datteri, mele, limoni, pomodori, melanzane, quarti di zucca, cetrioli extra-large, avocado e pesci di ogni razza, interi e sfilettati. Un turbinio di colori e sapori, profumi e gesti e grida dei venditori. Abbiamo anche trovato qualche bancarella che vendeva abbigliamento: ho visto ammassati una quantità di bei soprabiti invernali, ho preso un caffetano rosso per mia madre e Daniela si è presa un paio di ciabattine. Percorrendo il lungo viale del mercato mi sono accorto che dall'altra parte della strada era esposta un'insegna familiare. Lo Zebre, il locale al centro delle avventure narrate in Monsieur Malaussène. L'altra sera al supermarket, mentre stavamo passando al setaccio tutti i vini esposti sugli scaffali alla ricerca di qualcosa che potesse accompagnare i deliziosi dolcetti che abbiamo a casa, mi sono imbattuto in alcune bottiglie di Sidi Brahim, il vino che ho conosciuto grazie alle pagine di Pennac. Ci siamo poi diretti al Pere Lachaise. Come consigliato dalla guida che la signora che ci ha preceduto ha lasciato in dotazione all'appartamento, appena uscito dalla metro mi sono accaparrato una mappa del cimitero alla prima edicola che ho adocchiato. Utilissima. Il cimitero è talmente vasto che avremmo corso il rischio di vagare inutilmente senza meta se non ce l'avessimo avuta. Rossini, Maria Callas, Imre Nagy, Chopin, Abelardo e Eloisa. La tomba di Jim Morrison non siamo riusciti a vederla perché abbiamo sbagliato strada ed eravamo troppo stanchi per risalire. Dopo un riposino in appartamento ci siamo diretti a Place de la Bastille. Da lì a Place des Vosges e ancora, attraverso il Marais, al Beaubourg, che abbiamo visto soltanto dall'esterno. I pomeriggi dell'autunno parigino sono piuttosto ventosi. Per fortuna l'avevamo presagito e ci siamo coperti bene entrambi.

Questa mattina il tanto atteso pellegrinaggio al Louvre. Avendo già a disposizione i biglietti, abbiamo potuto usufruire di un ingresso privilegiato, evitando le code e inutili perdite di tempo. L'immersione è durata fino a metà pomeriggio con ripetute esplosioni di meraviglia fin dalle collezioni di sculture romane che abbiamo visto all'inizio del percorso. Tutta la galleria dei pittori italiani, i francesi, qualche fiammingo, gli appartamenti di Napoleone III (dopo la casa di Victor Hugo, che abbiamo fatto a tempo a vedere ieri sera a Place des Vosges), le corti esterne coperte colme di gruppi scultorei, bronzi e marmi, e poi ancora l'arte islamica... Alla fine, ormai a pezzi, abbiamo deciso di sospendere il tour de force e, buttato un occhio alle Touileries, ci siamo diretti verso i giardini del Palais Royal. Sotto i portici un ottimo soprano si stava esibendo su basi registrate e siamo rimasti qualche minuto ad ascoltarla. Poi Place Vendome, un cappuccino quasi italiano da Subitò e via verso l'Opera per agguantare il trenino che ci avrebbe ricondotto a casa. Ottima cena al ristorante cinese che sta a metà strada fra il nostro appartamento e la fermata Louis Blanc. Locale raffinato, che ci aveva incuriosito fin dalla prima volta che l'abbiamo visto. Al momento del dessert, dopo aver ordinato il “gateau chinois” per due, quando ci siamo visti deporre sul tavolo due biscotti con una mandorla incastonata al centro, io e Daniela ci siamo appena guardati ed è scattata, incontenibile e travolgente, una sequela di imbarazzanti sghignazzi che ci ha fatto venire le lacrime agli occhi. Insomma, altre due meravigliose giornate trascorse alla scoperta di questa città affascinante, che racchiude al suo interno mille mondi, colori, sapori, esperienze. E non è ancora finita.

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