Venerdì, 3 novembre.
Penultimo giorno in questo meraviglioso mondo incantato. Come da programma, arriviamo in metrò fino a S. Michel per fare il biglietto giornaliero del Bateaubus, che troviamo pronto in partenza. Scendiamo alla prima fermata, Jardin des Plantes, senza immaginare lo stupore che ancora una volta s'impossesserà ben presto di noi. Come dappertutto qui a Parigi, gli spazi sono immensi, le costruzioni imponenti, la meraviglia è scontata. L'idea era di visitare il Jardin d'hiver, la serra tropicale, che però è in fase di restauro, come del resto molti dei monumenti e degli edifici della città. I parigini dimostrano di tenere in grandissima considerazione tutte le loro bellezze (comprese le abitazioni), a cui dedicano cure amorevoli, pulendo e restaurando senza sosta. Anche le strade e i marciapiedi del nostro quartiere, sulle quali ieri sera rincasando avevamo notato delle foglie cadute dai platani, la mattina sono linde come la corsia di un pronto soccorso. Tramontata l'idea di visitare la serra, decidiamo allora di tuffarci nel vicino zoo, dove ci imbattiamo in una meraviglia di seguito all'altra, con animali esotici provenienti dai quattro angoli della terra, capre mongole, pappagalli brasiliani, struzzi, fagiani e buoi africani. Ognuno sistemato nei propri recinti, gabbie, voliere, con ricoveri artistici e sculture bronzee ad abbellire i vialetti. Ci tratteniamo fino a mezzogiorno, quando ormai è chiaro che non riusciremo a visitare l'Institut du Monde Arabe. Riprendiamo allora il nostro bateau che ci porta ai Campi Elisi. Il ponte di Alessandro III, Grand e Petit Palais, l'Arc de Trionphe in lontananza, visto mentre attraversiamo la strada alla ricerca di un posto in cui mangiare. Passiamo davanti al celebre Maxim's, notiamo Christie's e, finalmente, abbordiamo l'ennesima brasserie, dove, per la prima volta, ci offrono un menu scritto in italiano (quasi tutto corretto). Riprendiamo dopo aver pranzato il nostro bateau, che ci conduce fino alla Tour Eiffel e prosegue in direzione di S. Germain des Pres, passando per il Museo d'Orsay. Attraverso il Bd. de S. Germain arriviamo alla Sorbona prima e al Pantheon poi. Ormai sfiniti cerchiamo di portarci alla più vicina fermata della metro, non senza aver curiosato prima in una grande libreria su più piani, con scale mobili e un sacco di clienti. Nel tragitto siamo attratti da un'altra libreria, molto più intima, dove una timida signora si offre di aiutarci e mi chiede se sto cercando qualcosa in particolare. Ci sono in effetti sugli scaffali bellissimi libri fotografici a prezzi convenientissimi, ma le loro dimensioni e soprattutto il peso ci scoraggiano immediatamente e ci fanno desistere da ogni tentativo di acquisto. Abbiamo delle valigie già troppo piene e pesanti, senza che ci sia bisogno d'infierire. Quando credevamo di essere finalmente giunti alla fermata della metro che ci avrebbe riaccompagnati a casa, scopriamo con raccapriccio che è chiusa per lavori in corso. Per fortuna a poche centinaia di metri ne troviamo un'altra che, per di più, ci consente di salire su un treno che dopo una decina di soste ci porta a destino senza nemmeno cambiare. Scopriremo una volta a casa, leggiucchiando una delle tante nostre guide sulla città, che la metropolitana di Parigi è talmente ramificata da consentire ai propri utenti di non fare più di 500 metri prima di trovare una delle proprie stazioni. Stasera abbiamo cominciato con qualche preparativo per la partenza.
La mattinata di domani sarà senz'altro impegnata con le pulizia, la sistemazione dell'appartamento e dei bagagli. Siccome però ripartiamo alle 8.30 di sera, contiamo di fare un breve giro a Pigalle. Per me è stata la prima volta in questa affascinante metropoli dai mille volti, ma di sicuro non sarà l'ultima. Conto di ritornarci presto per fare almeno alcune delle cose che non sono riuscito a portare a termine questa volta. Di certo ritornerò con una sicurezza e un entusiasmo diversi e riuscirò a godermi ancora di più e in maniere ancora una volta differenti gli infiniti mondi racchiusi in questo prezioso scrigno di luce e di gioia di vivere.
Au revoir!
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