Verso la fine di ottobre del 2006 iniziai il mio primo, e finora, unico soggiorno a Parigi: una settimana di emozioni, stupore e divertimento, di cui ho tenuto traccia in uno dei miei diari di viaggio. Che oggi inizio a condividere col resto del mondo.
Buona lettura!
Lunedì, 30 ottobre.
Finalmente oggi potremo cominciare a utilizzare la nostra Carte Orange. E' stato il primo impegno che ho voluto prendermi appena arrivato a Parigi. Sabato mattina, dopo una faticosissima notte trascorsa nelle cuccette di TRENITALIA, io e Daniela siamo arrivati nella piccola stazione di Bercy, dove, come immaginavo, non era disponibile un deposito bagagli. Trascinandoci appresso i nostri ingombranti bauli, abbiamo allora inaugurato la metropolitana raggiungendo la Gare de Lyon. Là, dopo aver sistemato le valigie, abbiamo ottenuto la nostra tesserina colorata, che ci consentirà di percorrere in lungo e in largo la Ville lumiere. “Questa città è decisamente all'altezza della propria fama”. Tra i nostri numerosi commenti, questo mi pare il più significativo. Lo abbiamo capito subito, spostandoci in metrò. Si riesce a muoversi velocemente. Il nostro minuscolo studio, abbarbicato sui tetti del quartiere, è delizioso. Una volta superati i 117 gradini di legno di una fascinosa scala a chiocciola, arrivati in cima ci siamo affacciati alle finestre e abbiamo visto il Sacrè Coeur. Il nostro quartiere è un susseguirsi di ristoranti indiani, negozi di abbigliamento, minimarket, lavanderie, internet point e telephone center, colorato e profumato con i sapori dell'India e Sri Lanka. Una folla di facce olivastre si agita per le strade, con ampi sorrisi. Abbiamo deciso di avventurarci in uno dei loro ristorantini, sia sabato sera che ieri, con risultati lusinghieri: siamo rimasti molto soddisfatti, tanto della qualità del cibo che del prezzo. Il servizio è stato in entrambi i casi accurato e premuroso. Anche per il pranzo ce la siamo cavata bene, finora. Al nostro arrivo ci siamo fermati in una brasserie di fronte alla Gare de Lyon. Bell'ambiente, curato, dove abbiamo mangiato un'enorme insalata “Nordique” con salmone affumicato. Ieri, come da programma, giornata dedicata al mercatino delle pulci di Saint Ouen. Mercatino... In realtà si tratta di un intero quartiere in cui ci si perde in un intrico di vicoli e viuzze zeppi di negozi di ogni genere. Dall'antiquario che propone pezzi pregiati a prezzi da gioielleria, al bric-à-brac che vuota le cantine. Molte le bancarelle di abbigliamento, dove, neanche a dirlo, ho trascinato Daniela (che non ha opposto resistenza). Io ho preso un poncho nepalese, coloratissimo, nei toni del bleu. Lei ha adocchiato delle eleganti borse di pelle: ne ha acquistate 3. E poi ci siamo presi alcune sciarpe, le collane di artigianato africano, le piccole Tour Eiffel che mi aveva commissionato una collega per le proprie collane. Io ho preso anche una piccola lattiera a forma di rana dalla bocca spalancata in un piccolo atelier al Marché Malassis, dove erano esposti dei servizi da caffè creati come pezzi unici da artisti assai fantasiosi. A pranzo siamo andati alla Brasserie Voltaire, proprio di fronte al Marché Malassis, dove, al momento di pagare il conto, abbiamo scoperto che il cameriere nevrotico che si era agitato attorno a noi fino a quel momento è ferrarese. Anche lui è stato ai buskers quest'anno.
Siamo rimasti favorevolmente stupiti dall'efficienza della metropolitana: anche considerando un cambio di treno, nel giro di pochi minuti si riesce a raggiungere ogni punto del centro città, su vagoni confortevoli e puliti, affollati soltanto in corrispondenza delle stazioni più frequentate. Per la cena abbiamo sperimentato con successo alcuni dei ristorantini indiani che affollano il nostro variopinto quartiere. Per pochi soldi siamo riusciti a mangiare molto bene in ambienti accoglienti e puliti. Leggendo il libro di bordo dell'appartamento abbiamo scoperto che è possibile evitare le interminabili code che si creano alle biglietterie del Louvre acquistando in anticipo i biglietti presso un Virgin Megastore. Verificato che ce n'è uno a poca distanza da casa nostra (una fermata della metro), stamane ci siamo diretti là, con l'intenzione di acquistare anche dei CD. Io ho trovato qualcosa di Brassens e di Brel (uno chansonnier menzionato da Lorenzo, di cui poi dirò) e per 10 euro mi sono portato via una raccolta di 10 CD di Django Rheinhardt.
Affrontando il viaggio in treno in cuccetta c'è sempre un po' di apprensione, perché non si sa mai come saranno i compagni di viaggio con cui si dovrà condividere la notte. A noi è andata benissimo. A Vicenza è salita una religiosa con cui abbiamo cominciato a chiacchierare e a Verona si sono aggiunti gli altri 3 nostri temporanei coinquilini: un robusto signore francese che faceva ritorno a casa e una coppia di ragazzini dell'ultim'anno di liceo linguistico che facevano il ponte dei morti. Ecco, appunto: Lorenzo e Sophy, come la chiamava lui. Chiacchierando con il ragazzino, che sosteneva con assoluta nonchalance la conversazione in francese con il burbero signore parigino, ho scoperto pian piano una raffinatezza di gusti e un ventaglio di conoscenze che mi hanno lasciato a bocca aperta. Questo bel ragazzo dall'imponente criniera corvina conosce Metropolis, di Fritz Lang, ama i Pink Floyd, segue “fuori orario” su RAI3, conosce il cinema dei Fratelli Marx, apprezza la musica dagli anni '50 agli '80... E parla di tutto questo con una naturalezza dimessa, quasi timidamente, riconoscendo a suo padre il merito di averlo iniziato alle delizie della Cultura. Io ho voluto metterlo un po' alla prova incalzandolo: gli ho chiesto dei Monty Phyton (che non conosceva) e degli altri film dei Fratelli Marx (ha visto soltanto La guerra lampo, ma ne ricorda con dovizia di particolari le scene). Insomma, pensando che si tratta di un ragazzino di 18 anni...
Bene, oggi, dopo il Megastore, abbiamo ripreso la metro in direzione Montmartre. Altri acquisti: un paio di berretti per Daniela e un basco cremisi per me. Funicolare fino al Sacrè Coeur, qualche foto e poi via verso l'Opera, che volevamo visitare, avendo trovato in appartamento un pieghevole che ci stuzzicava la curiosità. All'uscita dalla metropolitana siamo rimasti impressionati dalla mole dell'edificio che ci sovrastava alle spalle con dei gruppi statuari dorati posti alla sommità del tetto. Prima di pranzo abbiamo fatto in tempo a gironzolare in una delle tante Galeries La Fayette, acquistando un paio di flaconi di ottimo parfum. Pranzo eccellente, in un defilato ristorante. Ritornati all'Opera, abbiamo scoperto con disappunto che la sala del teatro, nostro principale motivo d'interesse, non era visitabile a causa delle prove in corso. Siamo quindi rientrati nel nostro minuscolo e delizioso pied-à-terre. Per domani abbiamo in programma il mercato di Belleville e, se ci riusciamo, il cimitero Pere Lachaise. Vedremo.
Nessun commento:
Posta un commento
se sei un utente anonimo, ricorda di aggiungere in calce il tuo nome ;-)