(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

giovedì 15 agosto 2013

Giannino Anthology

Non ricordo quando fu, ma è passato ormai un po' di tempo da che assistetti alla presentazione di una raccolta, una ristampa anastatica dei pezzi che Giannino Cadin aveva prodotto nel corso degli anni per il notiziario di Cinemazero. Scoprii così finalmente chi era quel curioso vecchietto col cappellino da pescatore calcato sul capo e la borsa a tracolla che s'incontrava spesso nei locali del cinema. Lo spazio che il notiziario teneva a sua disposizione s'intitolava “Pong Ping”, e già da qui s'intuisce la vena ironica del personaggio. Oltre al post già pubblicato nel Taccuino, con questa breve antologia s'intende dare un'idea all'ignaro lettore della genialità eretica che caratterizza la sua scrittura.
(…) Così dico di quando mi si mandava dalla sarta, col fagotto dello scampolo e delle fodere, per la misura dei pantaloni: un paio l'anno; e una delle Galassi (avevano questo nome interplanetario e domestico) si apprestava al rituale: giro vita, giro bacino, giro coscia: e annotava sul quaderno; lunghezza esterna: mettendomi ritto; infine, heu pudor!, invitandomi le gambe leggermente discoste e sempre sul rigido, mi passava un capo del “metro” da tenere all'altezza del “cavallo” e che lei tirava alla caviglia: lunghezza interna. Al termine delle quali misurazioni e annotazioni, con la sofferenza attiva e passiva di elettrici aggiustamenti e tocchi, esauriti i mi raccomando che le tasche fossero capaci e che il pantalone non sventolasse (usavano larghissimi), ero costretto a dire, dovevo assolutamente segnalare in un qualche modo che portavo a destra: a correzione e trasferimento di quel lasco che ogni sartoria concede al “mezzo davanti” di sinistra: dove, con eccezione del Vostro, porta ogni altro cristiano. Il fatto è che, al tempo, s'era tutti dell'Azione Cattolica, io poi dello squadrone “Domenico Savio”: che è il Santo della Purezza e tiene in mano il cartiglio “La morte ma non peccati”: con l'altra indica il Cielo. Al giorno d'oggi, a dio piacendo e con l'aiuto di “Famiglia Cristiana” (viva la S. Paolo!), si può tranquillamente dire senza tutto quell'avvampare e abbassare gli occhi: “Veda che ho l'abitudine dei coglioni a destra: provveda tecnicamente”. Allora c'erano quelle scatologie clericali, registrate da un qualsiasi Zingarelli, su Giacomo e Giovanni: gli Zebedei, appunto (Matteo: 4,21-10,3 etc.).

* * *

(…) quella mattina nel tratto a piedi tra Ufficio e consueto Primo Caffè (l'orzo della sveglia non conta), quando una macchina targata TV accosta col vetro abbassato quel tanto: “Nonno, da che parte Visinale?”. Inmonatomare, monadatreviso.

Epperò, a sgravio, mercoledì 11 luglio, mattina per tempo, la comune primo-genita (mia e di Dulcinea, in costanza di matrimonio: di primo letto: dopo quel '63 s'era provveduto al cambio di rete e di materasso: sfiancati: e il secondo-genito fu di secondo letto), nostra figlia s'era regalata una sua prima edizione in pelle viva, femmina: nata proprio bene 3 chili e rotti il peso giusto sai che brava alza già la testa tra un pasto e l'altro si fa di quelle dormite che riposa anche la mamma sicuro col latte materno coi suoi bravi ruttini una bambina proprio sana l'ittero dei primi giorni che ce l'hanno quasi tutti sai la soddisfazione non ti dico il papà che diventa matto la chiamano Elena alla mamma piace Rachele che sembrava la moglie del duce meglio Elena piace anche a Giannino a chi somiglia forse al padre ancora non si può dire: bene arrivata Elelna che piace molto anche a Giannino non solo il nome e così mi si potrà impunemente chiamare nonno ed era ora ma c'è anche la nonna con tutto il morbo e il morbino e le caldane e le caldarroste e gli estri e gli estrogeni e il collagene e i collants e le parures e le paure e le voglie e le veglie e gli epitalami e gli epitelii e le spondiliti e le sponde e le liti e.

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(…) La mano derecha, sgusciata finalmente dalla gabbia che ne la costringeva (“Rimozione gesso”), epperò senza gruccia, pende inerte. Siccome prescritto, ne la vado forzando con la palla da tennis che di solito ci gioca il cane di casa. Dòlgono ossicini fasci nervi: terapia riabilitativa. Passato il gonfiore, dice il Cerusico, la tratteremo coi forni e con la ionoforèsi. Mi suona bene, ve la ripeto: ionoforèsi. Più parole, più idee, come disse il D.D. Che è abbonato a Selezione. La mano izquierda, intanto, provvede lei a tutto, ad interim. Senza rispetto pe le Scritture, la sinistra sa che cosa faceva la destra e la destra sa cosa fa la sinistra. O anche: male quando la destra fa la dritta, peggio se la sinistra manca. Sarà mezzo secolo, avevo letto in una qualche Notte delle Mille e Una le paroline che Douglas Faribanks... al tempo: Harùn Ar-Rashid sussurrava all'orecchio della Shahrazàd di turno: “Che io possa baciare la tua mano sinistra, dolce Sulamita del mio corazòn ecc. ecc.” Dove si vede che Harùn l'era un gran puttaniero e aveva anche fatto confusione tra Shahrazàd e Sulamita. Del resto Shahrazàd non aveva dato segno d'avvedersene: avvedutamente. Baciare la mano sinistra? Una bella espressione poetica, sullo sfondo di palmizi e minareti in cartapesta, ma perché la sinistra? Per quello che ne sapevo aveva da passarci la vena che sale al corazòn, o forse per gli arabi è la mano della promessa. E invece. E invece, come seppi più avanti, e senza dover andare a Marrakech (grafia del Melzi), per gli Arabi la mano sinistra è la mano deputata alle mansioni intime, e così capite il sentimento delle paroline mentre la luna d'oriente spande la sua luce liquida sulle terrazze ecc. ecc. Ora che anche la mia mano sinistra s'è fatta di necessità Araba (e solo Allah sa quanto è stato difficile apprendere l'Arte del Forbire cui aveva sempre atteso la destra) ora finalmente posso darvi a baciare la mia mano sinistra fatta virtuosa: con tutti i sensi che vi aggrada di gradire, mie care Sulamite.

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