(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

lunedì 16 settembre 2013

Appunti piceni - Fermo (1)


Dopo aver consumato la mia ultima colazione ascolana è il momento di pagare il conto. Siccome ho notato un terminale POS appoggiato su una credenza, chiedo alla madre di Giulia di pagare con bancomat, ottenendone uno sguardo atterrito: “Ci proviamo!”. Mi chiede se so come usarlo. No, dico, io le posso dare la carta. L'operazione si conclude facilmente senza intoppi, salvo che aggiungo uno zero di troppo all'importo che sono chiamato a digitare e rischio di pagare davvero caro questo breve soggiorno. Arrivo a Fermo in tempo per salire allo IAT (che non ha risposto alla mia mail con cui chiedevo materiale informativo). In piazza c'è un raduno di crocerossine, con i loro omologhi maschili e autoparco. Lo sportello turistico è chiuso, perché è in corso la visita guidata alle cisterne romane, mi si dice, ma nel giro di un quarto d'ora la collega sarà di ritorno. Ripasso e mi approvvigiono di brochure e pieghevoli, decidendo che mi concederò più tardi un paio di visite. La Casa dell'Artista è in posizione strategica, a due passi dal fulcro cittadino, ma facilmente raggiungibile in auto lungo il sottostante viale XX Settembre, dove si può agevolmente lasciare l'auto in sosta senza le ansie prodotte dagli esattori meccanici e dalle loro logiche contorte. Le finestre che danno a mezzogiorno si aprono su un panorama rilassante di morbidi colli verdeggianti. Sullo sfondo, quando il cielo è limpido, si possono vedere la Maiella e i monti d'Abruzzo. Dopo una pausa ristoratrice nella mia cameretta risalgo in piazza e mi accodo al drappello di visitatori guidati in procinto di penetrare le antiche viscere della città. Nel frattempo, un manipolo di tamburini in costume inizia a sfilare segnando il passo degli sbandieratori che li seguono, per salutare gli ospiti rossocrociati ormai prossimi a levare le ancore. Duemila e duecento metri quadrati di superficie in cui sono disposti trenta locali intercomunicanti, che garantivano la provvista di acqua potabile alle fontane dell'urbe attingendola per lo più da una vicina sorgente, con probabili integrazioni di acqua piovana. L'imponente manufatto non è privo di fascino, specie perché conserva quasi in ogni cisterna l'originale rivestimento, risalente a duemila anni fa. Altro che l'intonaco di casa mia, che ogni volta che pianto un chiodo si sgretola e tocca stuccare... A seguire, la stessa accompagnatrice conduce me e una famigliola israeliana al Teatro dell'Aquila, settecentesco palcoscenico della borghesia fermana, che ancor oggi dà lustro alla città con prestigiose rassegne di musica lirica, classica e balletto. A dire il vero, negli anni trenta del secolo scorso ci organizzarono anche un incontro di boxe, ci informa la guida, in cui combattè Primo Carnera. Gli israeliani sono particolarmente attratti dalle raffinate calzature da donna esposte a scopo pubblicitario in alcune vetrinette sistemate nel foyer. Riconoscono un marchio che dicono di aver visto praticamente dovunque, durante una loro gita in auto, senza capire a che cosa si riferisse. Ora finalmente scoprono che è un produttore di scarpe. Quando si dice una comunicazione efficace.

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