(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

lunedì 23 settembre 2013

Fif2013 - au revoir!


Per le audizioni della domenica mattina l'età si abbassa. La categoria prevede partecipanti fino ai 15 anni. Vedere esibirsi dei ragazzini che pesano poco più dello strumento che si portano sulle spalle è frustrante. Quando poi se ne saggiano la perizia tecnica e la capacità interpretativa, si rischia davvero di commuoversi. Lo spazio che dedico ai giovani talenti è contenuto, perché in piazza sta per iniziare lo spettacolo di Harald di Norvegia e non me lo voglio perdere. Ai tavolini del Cafè Accordeon siede un curioso vecchietto che, in attesa del vikingo, imbraccia una Bugari a piano e va di swing (scoprirò poi consultando la guida del Festival che si tratta di Harry Hussey, uno dei performers invitati alla manifestazione). E' il momento delle dediche&richieste: Hussey suona in acustico muovendosi tra il pubblico. Gli chiedo Don't dream of anybody but me. Il norvegese è davvero un gran musicista. Non immaginavo che il paso doble andasse per la maggiore in Scandinavia. Dopo di lui toccherebbe al vecchietto dello swing, che però non sale sul palco. Rimane fra il pubblico e insiste ancora perché gli si facciano delle richieste. Ben presto ne arrivano con un fuoco di fila fino a che l'anziano musicista si trasforma in juke box per palati fini. Io gli propongo Sentimental journey e lui attacca senza esitazioni. E' infaticabile e affascinante, con la sua musica vellutata, e sa essere spiritoso improvvisando divertenti gag ogni volta che i rintocchi del campanile interrompono la melodia. Quando lascia la piazza per spostarsi al Music Reality Show, mi saluta stringendomi calorosamente la mano. Lo ringrazio. “It's a pleasure for me”, risponde. Il pomeriggio trascorre in San Francesco per godere delle ultime performance. E' il momento della tenerezza, quando prende possesso del palco la classe quinta dell'Istituto Sant'Anna: venti bambini scatenati che soltanto una maestra inflessibile come la loro riesce a tenere a bada. La simpatica fisorchestra ci conduce in un viaggio musicale attorno al mondo con l'aiuto di basi pre registrate che non sempre funzionano a dovere, ma le piccole canaglie non conoscono imbarazzo e proseguono imperturbabili. Beata ingenuità. Poco fuori da Porta Marina, vicino al belvedere che dà sul colle dedicato ai liberatori piemontesi, c'è il Club 54. Durante i giorni del Festival, sotto una veranda chiusa da vetrate (tanto che è già stata definita “l'acquario”), si sono susseguite jam session ed esibizioni di quattro ragazzi “residenti”, come nella casa del Grande Fratello. Periodicamente irrompevano tra loro altri artisti. Gli ospiti dell'acquario si sono dati appuntamento stasera per un concerto d'assieme in San Francesco, così da salutarsi e darci appuntamento al prossimo anno. Terminato il tour de force pomeridiano, raggiungo finalmente l'osteria “Il Mattarello”, di cui ho sentito un gran bene. Perché, così come tutti i salmi finiscono in gloria, ogni festival che si rispetti si deve concludere con i pìe soto a la tola!

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