(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

giovedì 19 settembre 2013

Fif2013 - incipit

Arrivo a Castelfidardo il 18 di settembre, quando ricorre il 153° anniversario della battaglia che vide le truppe piemontesi trionfare sui papalini. A Perugia ricordano ancora ogni anno il XX giugno 1859, quando gli svizzeri inviati da Roma irruppero da porta S. Pietro e fecero strage fra gli insorti mettendo a ferro e fuoco la città. Una comune diffidenza nei confronti della chiesa-istituzione permea l'Italia centrale, che non a caso è storicamente governata da partiti di sinistra. Qui, al vittorioso generale Cialdini hanno eretto un monumento sulla cima di un colle, trasformato in parco. Sul monumentale cancello d'ingresso si legge a grandi lettere: “Monumento nazionale delle Marche”. Finito di fare colazione mi congedo dalla Casa dell'Artista e imbocco l'autostrada in direzione nord. Decido di fare a meno del navigatore e arrivo così molto più agevolmente a destinazione. L'ansia di attenersi alle sue petulanti istruzioni, mentre comunque occorre pur tenere d'occhio la strada e i segnali del mondo reale, rischia qualche volta di vanificare la funzione di supporto che dovrebbe avere questa utile diavoleria. Pare dipinto il cielo dell'Italia centrale. Anche dall'autostrada. E il b&b che mi attende si rivela altrettanto rilassante, col calore del legno e i suoi pavimenti in cotto, l'ampia camera con i mobili in arte povera, un grande prato ombroso e la splendida vista sulla valle del Conero: l'ideale chiusa per questo viaggio. In città sono già iniziate le jam session diurne nell'acquario del Club 54. Un giovanissimo organettista riesce a ottenere prestazioni sorprendenti da scatolette sulla cui tastiera cantabile trovano posto non più di una ventina di bottoni, da cui il virtuoso trae interminabili scale cromatiche, arpeggi e vocalizzi a note doppie che si alternano in melodie dal ritmo incalzante che poi sfuma in adagi romantici. Prima di cena do un'occhiata a una piccola mostra che ha per tema la fisarmonica nel francobollo. Al banchetto del merchandising sono in vendita le ultime copie di un albo a fumetti bilingue (italiano/inglese), in cui è illustrata la storia di Paolo Soprani. S'intitola: “La scatola magica”. La leggenda vuole che tutto sia iniziato da una rudimentale armonica lasciata in dono da un viandante austriaco, riconoscente per l'ospitalità ricevuta dalla famiglia Soprani. Il giovane Paolo smonta lo strumento, lo migliora e ne costruisce degli altri che inizia a vendere al mercato. Gli affari vanno bene, la produzione aumenta e si arriva così a un distretto industriale che produce lavoro e benessere per centinaia di famiglie. Le fisarmoniche di Castelfidardo, frutto di sapienza artigiana e tecniche affinatesi nel corso degli anni, sono oggi richieste dai concertisti di ogni latitudine e rappresentano un'eccellenza italiana nel mondo. La sera al teatro Astra c'è una delle anteprime del festival. Un quintetto belga propone le musiche di Astor Piazzolla. Come al solito un vacuo chiacchiericcio di comari condito da mal trattenuti sghignazzi, trilli di cellulari e scartocciamenti di caramelle fanno da sottofondo, specie nei momenti di più intenso lirismo. Vengono proposti i classici immortali ma anche brani meno noti. Giunti al momento di suonare Oblivion, il fisarmonicista si alza in piedi e promette che non canterà. Afferra un oggetto curioso, costituito da una piccola tastiera verticale, con pochi bottoni, e un boccaglio che permette di sostituire il mantice con i polmoni dell'esecutore. La performance è, anche in questo caso, di alto livello.

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