(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

sabato 21 settembre 2013

Fif2013 - tre


“Impossibile non innamorarsi di uno strumento così formidabile: un ponte sonoro che a ogni respiro di mantice unisce gli stili più disparati, facendosi veicolo di linguaggi, culture e tradizioni diverse.”

Ottima sintesi, che rubo dalla guida del Festival. Il respiro del mantice. Poesia pura. Trascorro la mattinata assistendo alle audizioni di musica leggera. Nutrita partecipazione di fisarmoniciste cinesi con strumenti dalle carrozzerie psichedeliche (ma rigorosamente Made in Castelfidardo). Si vede anche un modello rosa shocking con pennellate di nero. Mise eleganti e mimica facciale sapientemente gestita. Molto gettonato Chick Corea. Fra gli autori più frequentati non mancano Piazzolla e i classici del jazz. Il livello degli esecutori è quello delle grandi occasioni. Le performance acustiche degli strumenti formidabili anche in una triste sala del municipio, stretta fra uffici tecnici e pile di modelli fiscali offerti in omaggio ai contribuenti. Soliti carabinieri in congedo a regolare l'afflusso in entrata per non disturbare le esibizioni. Grandi cartelloni pubblicitari di pellicole d'antan abbelliscono le pareti della sala. Infastidisce il campanile, uno di quelli che segna anche i quarti. Chissà, forse si potrebbe zittirlo almeno durante i tre giorni del Festival... Fortunatamente quest'anno è entrata in funzione la scala mobile che porta al belvedere, proprio di fianco al Club 54. Vale soltanto per la salita, ma è meglio di niente, dato che di riuscire a parcheggiare appena fuori le mura non se ne parla. Visto che c'erano avrebbero potuto affiancargliene un'altra per la discesa, al posto delle scale. Ma saranno i soliti problemi di palanche, vincoli di bilancio e patti di stabilità. Pazienza. Ho già nei polpacci una settimana di turismo accanito e vorrei contingentare le scarpinate in ogni modo. Poi, più che il dolor potè la meraviglia, e finisco sempre a macinar chilometri sotto il sole. Ieri ho scoperto che in Brasile esiste un'altra parola per indicare la fisarmonica. Accordeon, certo, è internazionale. Sanfona però porta con sé un'aura magica. E sanfoneiro suona intrigantemente stregonesco. Nel pomeriggio in piazza ritornano le due simpatiche canaglie. I Guglielmi Brothers con i loro organetti riescono facilmente a catturare l'attenzione del pubblico e dei passanti più frettolosi. Dalle loro dita sgorga un sound che travolge e sulla scena si dimostrano ancora una volta dei piccoli istrioni. All'Auditorium San Francesco si esibisce un maturo esecutore norvegese che predilige le atmosfere risarcitorie del jazz facendosi accompagnare da un contrabbasso. Registro molti pezzi col cellulare per poterli risentire una volta rientrato a casa. Lungo il percorso che mi porta a cena mi trattengo ad ascoltare Daniele Falasca, che suona da solo e in acustico nella vetrina di Brandoni. Ne approfitto per farmi dare il loro splendido catalogo, davvero anche lui un'opera d'arte come le loro fisarmoniche. Ne avevo sfogliato una copia al b&b, ma non avevo idea di come potermelo procurare. Il fato lavora secondo schemi a noi ignoti, ma che vale spesso la pena di assecondare. In questo modo le cose, poi, succedono.

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