(dove, ancora una volta, si tirano le somme...)
Prologo.
Interno giorno. Suona la sveglia. Il protagonista del nostro racconto si desta lentamente. Si stiracchia, non fa nemmeno mostra di trattenere lo sbadiglio che gli sale dalla gola e spalanca senza ritegno le mandibole. Poi solleva la papalina che gli copre gli occhi. Posati a terra con prudenza, uno alla volta, i piedi scalzi che sbucano da sotto la lunga camicia da notte, il nostro si dirige con circospezione alla finestra. Apertala ed alzati gli occhi al cielo, l'arguto personaggio non può far a meno di notare la scura cortina di nuvoloni che lo sovrasta. “Mi sa che stamattina verrà a piovere”, azzarda. Arriva quindi il momento di assecondare le funzioni renali e vuotare la vescica. Con quel tanto di civetteria che non guasta mai si dedica quindi alla toeletta personale e poi scende in cucina, dove una tazza di caffè fumante lo aspetta sul tavolo per principiare come si conviene la giornata. Prima di uscire di casa, però, è meglio controllare ancora una volta il cielo. Nel frattempo si è alzato un vento che non pare per nulla conciliante, in arrivo dalle montagne. “Decisamente oggi nessuno mi potrà accusare di essere un vecchio menagramo, se dico che prima di pranzo pioverà. E voglio proprio vedere se qualcuno di quei pettegoli saccenti avrà il coraggio di criticarmi, oggi, se uscendo porto con me un ombrello”. Ecco, più o meno la storiella esemplifica quanto è accaduto a Cordenons, nel giro di alcune settimane. Prima, il 10 di agosto viene portato in aula consiliare il bilancio di previsione 2013; al 30 di settembre già c'è bisogno di intervenire con qualche aggiustamento, e le previsioni vengono aggiornate. Quel che segue è un sunto degli argomenti trattati nelle due sedute svoltesi a fine mese. Per meglio sviluppare i singoli temi, si proverà a suddividere la saga in capitoli (di spesa).
Muschi e licheni.
Il centro destra che oramai siede con sufficiente convinzione sui banchi delle minoranze (Forza Italia reloaded) dimostra con gli Odg, interrogazioni e interpellanze recentemente presentati una sensibilità igienista pari soltanto alla pretestuosità delle obiezioni che solleva. Già nel mese di giugno ci si voleva convincere che l'indecenza delle aree verdi in zona artigianale “non aiuta minimamente gli imprenditori a sollevarsi da una situazione preoccupante per la nostra economia”. Ora tocca al sagrato della chiesa di S. Maria Maggiore, invaso da muschi inopportuni ed erbacce sfacciate. Non basta, anche l'arredo urbano rasenta la sciatteria, dato che una delle panchine che fan da corona allo spiazzo risulta mutila da lunga pezza, senza che alcuno senta il dovere di arrossire. E' ben vero che l'assessore competente (…) per rispondere ai rilievi che gli vengono mossi altro di meglio da fare non trova che spiattellare un ridondante calendario di sfalci e diserbi che arrivan fino al Parareit. Volendo però considerare la funzionalità di molti degli interventi realizzati dalla mano pubblica anche in passato, pare davvero che a imporporare dovrebbero essere altre gote. Lo stesso parroco del Duomo cittadino ci informa per bocca dell'assessore rispondente che quelle scenografiche panchine (installate in costanza di altra Amministrazione) sono di frequente inutilizzate poiché troppo basse: gli anziani faticano a rialzarsi. E se si volesse poi concentrare l'attenzione su quel tratto di marciapiede che dalle Scuole Medie corre lungo il lato sinistro di via Mazzini (anch'esso realizzato già da tempo), nemmeno il più distratto dei passanti potrebbe evitare di riconoscere l'inadeguatezza della pavimentazione, già bisognosa di numerosi rammendi, e lo sciagurato posizionamento dei lampioni, che rendono difficoltoso il transito alle mamme con carrozzina al seguito e ai pedoni che vogliano mantenere aperto l'ombrello quando piove. Sotto la piazza principale di Fermo, nelle Marche, sono oggi visitabili più di duemila metri quadrati di cisterne realizzate al tempo dei romani e che fino al secolo scorso hanno approvvigionato di acqua le fontane della città. Il porfido che pavimenta quel tratto di via Sclavons che si snoda fra la gelateria e la Chiesa e quei segmenti di strada che si irraggiano dalla rotonda della Piazza, già rende il transito ardimentoso, tanto è sconnesso il fondo. Eppure quei precari cubetti sono stati posati solo da qualche anno. Sarà mica che si è scelto un genere di pavimentazione non adatto alla densità e intensità di traffico che la via abitualmente sopporta? Ciascuno di noi, a casa propria, è uso a valutare accuratamente i materiali che impiega per una ristrutturazione, pur non essendo uno specialista. Ognuno s'informa, si documenta. Da parte di enti strutturati, che normalmente dispongono di professionalità specifiche, dove insomma non manca almeno un geometra anche di modesta esperienza e con superficiali rudimenti nel campo dei materiali, ci si aspetterebbe altrettanta sollecitudine. Nel caso di appalti pubblici, invece, osserviamo una persistente e strutturale deresponsabilizzazione dei vari soggetti coinvolti, tale per cui, sovente, i lavori vengono fatti male. E' un problema di regole, certo, che non funzionano, ma forse anche di scarso coinvolgimento dei singoli protagonisti.
(continua...)
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