Quel che segue è il resoconto stenografico integrale della risposta data in aula dal Ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, all'on. Titti di Salvo, interrogante assieme ad altri parlamentari. Oggetto dell'interrogazione dellìOn. Di Salvo è la disdetta unilaterale del Contratto Collettivo Nazionale del Credito per iniziativa dell'Associazione Banche Italiane, mossa che ha ottenuto come primo risultato un compattamento delle diverse sigle sindacali rappresentanti la categoria, sfociato nello sciopero nazionale del 31 ottobre scorso.
(Iniziative di competenza in relazione al
ruolo degli istituti di credito nell’ambito
della crisi economico-finanziaria, anche
alla luce della recente disdetta da parte
dell’ABI del contratto nazionale di lavoro
e del fondo di solidarietà per il personale
del settore – n. 3-00409)
PRESIDENTE. La deputata Di Salvo ha
facoltà di illustrare la sua interrogazione
n. 3-00409, concernente iniziative di competenza
in relazione al ruolo degli istituti
di credito nell’ambito della crisi economico-
finanziaria, anche alla luce della recente
disdetta da parte dell’ABI del contratto
nazionale di lavoro e del fondo di
solidarietà per il personale del settore
(Vedi l’allegato A – Interrogazioni a risposta
immediata).
TITTI DI SALVO. Signor Presidente,
signor Ministro, la nostra domanda riguarda
il sistema bancario, come ha sentito
dal titolo dell’interrogazione e, in
particolare, il rapporto tra quel sistema –
quello che ha venduto titoli «tossici» ai
cittadini, il più avaro d’Europa per l’accesso
delle piccole imprese al credito –,
che oggi, nonostante riceva nuove risorse
pubbliche nel disegno di legge di stabilità,
annuncia non solo la disdetta del contratto
nazionale di lavoro, ma anche di voler
abolire il contratto nazionale di lavoro e il
fondo di solidarietà, che è stato l’unico
strumento per 50 mila lavoratori bancari
di tutela nel momento delle ristrutturazioni
che li hanno estromessi dal sistema
delle banche.
Allora la domanda è questa, signor
Ministro: ma il Governo, che è responsabile
della distribuzione e della gestione
delle risorse pubbliche, cioè di tutti noi, ha
qualcosa da dire rispetto al fatto che
questo sistema che tanto dà, in cambio
schiaffeggia il contratto nazionale, i sindacati,
i lavoratori, i cittadini e le piccole
imprese?
Il Ministro del lavoro e
delle politiche sociali, ENRICO GIOVANNINI
Signor Presidente,
gli onorevoli interroganti nel richiamare
la disdetta da parte dell’ABI sia
del contratto collettivo nazionale di lavoro,
proponendo in sua vece un contratto
aziendale per ogni istituto, sia del fondo di
solidarietà di categoria, sottolineano uno
stato di agitazione delle organizzazioni
sindacali del personale e auspicano un
intervento del Governo, che dovrebbe essere
– per usare le stesse parole degli
interroganti – finalizzato a ricondurre gli
istituti di credito a un comportamento più
consono al loro ruolo e alle loro responsabilità
economiche e sociali.
Dal punto di vista generale, pur tenendo,
ovviamente, nella massima considerazione
le esigenze rappresentate, in
particolare per quanto riguarda il trattamento
normativo ed economico dei lavoratori
di un settore così importante per
l’economia e la società nel suo complesso,
non può essere dimenticata la crisi di
sistema che ha interessato l’intero settore
creditizio negli anni più recenti e, come
sappiamo, non solo in Italia, e, quindi, la
necessità di procedere ad operazioni di
razionalizzazione delle strutture in un
mercato ormai ampiamente contendibile.
Proprio per questo, il Governo segue
con la massima attenzione l’evoluzione
della situazione rappresentata e ritengo
ancora possibile, anche dai contatti che ho
avuto nei giorni scorsi con i rappresentanti
sia di alcune organizzazioni sindacali sia
dell’ABI, individuare una soluzione basata
sul consenso tra le parti interessate, che
contemperi i diversi obiettivi, ivi compreso
quello di tutela dei lavoratori. Vorrei rinviare
anche alle relazioni che, questa mattina,
il presidente dell’ABI, il Governatore
della Banca d’Italia e il Ministro Saccomanni
hanno svolto nel corso della « Giornata
mondiale del risparmio », in cui il
tema del futuro del sistema bancario è
stato ampiamente discusso.
Con riferimento alla seconda questione
sollevata dagli onorevoli interroganti relativa
alla disdetta del fondo di solidarietà di
categoria, faccio presente che la competente
direzione generale del Ministero che
rappresento non ha ricevuto alcuna formale
comunicazione relativa alle sorti del
fondo di solidarietà. Osservo al riguardo
che la legge n. 92 del 2012, di riforma del
mercato del lavoro, ha previsto che la
disciplina di tutti i fondi di solidarietà
esistenti alla data di entrata in vigore della
legge venisse adeguata alle norme previste
dalla medesima legge con decreto interministeriale
del Ministero del lavoro e del
Ministero dell’economia e finanze, sulla
base di accordi collettivi e contratti collettivi
da stipulare tra le organizzazioni
comparativamente più rappresentative a
livello nazionale entro il 31 ottobre 2013.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro
e delle politiche sociali. Anche in
questo caso, posso confermare che il Governo
continuerà a monitorare in modo
proattivo, con tutto l’interesse che la delicatezza
del caso richiede, l’evoluzione
della questione, nella consapevolezza dell’importanza
dei fondi di solidarietà di
settore per la piena tutela della posizione
dei lavoratori.
PRESIDENTE. La deputata Di Salvo ha
facoltà di replicare.
TITTI DI SALVO. Signor Presidente,
signor Ministro, io interpreto la sua risposta
come un impegno, quindi, per impedire
che chi riceve, come il sistema bancario,
delle risorse pubbliche, in cambio
dia ai lavoratori e alle lavoratrici e al
sindacato uno «schiaffo» come quello che
descrivevo. Ciò perché è vero che le ristrutturazioni
sono state necessarie, ma
non si fanno ristrutturazioni contro i lavoratori.
Quindi, il contratto nazionale è
uno strumento utile in momenti di crisi,
non il contrario, perché immaginare il
contrario fa parte di un’altra cultura politica.
Voglio dire: è un sistema, come lei
sa, signor Ministro, che dà 115 milioni di
euro a uno sparuto gruppo di top manager
(cioè l’equivalente della retribuzione di
250 lavoratori), ma è un sistema che perde
2 miliardi 143 milioni di euro nel 2012 a
causa delle gestioni degli stessi manager,
che hanno un rapporto da 1 a 64 rispetto
alle persone che lavorano nel settore.
Lei ovviamente, signor Ministro, ha ben
presente come elementi di moralità, in un
momento di crisi in cui le disuguaglianze
si approfondiscono – l’Italia è il secondo
Paese dopo l’Inghilterra –, sono assolutamente
indispensabili. Per questo io ripeto
a nome del mio gruppo, Sinistra Ecologia
Libertà, l’invito a vigilare fortemente perché
un sistema che riceve risorse pubbliche
non le possa usare contro i lavoratori
e le lavoratrici. Noi siamo vicini allo
sciopero che loro domani faranno e penso
che sia interesse del Governo impedire lo
smantellamento del diritto del lavoro in
Italia. Il contratto nazionale è l’architrave
del diritto del lavoro in Italia, e senza di
questo – so che ci sono esempi in altri
settori merceologici –, francamente, viene
a mancare la civiltà giuridica europea e
italiana (Applausi dei deputati del gruppo
Sinistra Ecologia Libertà).
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