(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

martedì 10 dicembre 2013

Le lampade di Vittorio

Verso la fine del secolo scorso il mio datore di lavoro m'incaricò di occuparmi di prodotti di banca elettronica. Era un'epoca in cui alcuni software ancora giravano su DOS: se mi avessero chiesto di imparare l'aramaico, l'effetto sarebbe stato lo stesso. A casa non avevo il computer, malgrado un latente interesse nei confronti dell'informatica mi avesse assalito già in fase adolescenziale. La Rete era ancora un fenomeno si può dire elitario, per smanettoni, ma i giornali iniziavano a occuparsene, presagendo una sua rapida massificazione. Ricordo in particolare un inserto di Repubblica, che usciva il giovedì, dov'erano recensite le prime pagine web offerte alla curiosità dei lettori. Mi inoltrai quindi, con spirito pionieristico, in quelle terre ignote e misteriose, procurandomi le informazioni necessarie a proseguire il percorso senza eccessivi intoppi. Iniziai a frequentare dei corsi serali e conobbi la straordinaria generosità del popolo della Rete, sempre disponibile a venire in soccorso dei neofiti. Per motivi professionali entrai in contatto con dei tecnici, ai quali tentavo di rubare il mestiere sollecitando di continuo risposte e spiegazioni che contribuissero a diradare la fitta nebbia in cui muovevo quei miei primi passi. Fra questi c'era Vittorio, che mi fu presentato come tecnico informatico, ma che in realtà è molto altro, come capii ben presto. Inguaribile brontolone, caparbio e ostinato, Vittorio era in grado di risolvere qualsiasi problema si presentasse, dimostrando ogni volta una competenza insensibile alle più complicate difficoltà. “Houston, abbiamo un problema” costituiva per lui, nello stesso tempo, l'occasione per rabbuiarsi vaticinando irrisolvibili catastrofi, e una sfida a mettere in gioco tutte le sue abilità, cogliendo al volo la possibilità di provare e riprovare con tenacia mille espedienti e trucchi fino a risolvere ogni imprevisto con un sorriso di soddisfazione. E il suo sapere non si limita all'informatica, alla telematica, elettrotecnica, programmazione... Quella volta che in un'azienda si misero a spiegarci che la loro attività era basata sul processo di “sinterizzazione”, mentre io cercavo di capire di cosa stessimo parlando, lui interloquiva divertito chiarendone i fondamenti fisici, esaltandone i vantaggi e perfino proponendo possibili miglioramenti tecnici. In una delle nostre conversazioni, Vittorio mi segnalò che aveva scoperto le virtù, allora straordinariamente innovative, delle lampade a LED (parliamo almeno di una dozzina di anni fa). Nel suo vulcanico elaboratore di idee, il pensiero era andato direttamente ai Comuni, con le centinaia di lampioni disseminati sulle strade. Sostituire tutte quelle lampade con dispositivi a LED avrebbe potuto garantire, secondo lui, un considerevole abbattimento dei costi di esercizio, dato che si riduceva di parecchio il consumo di energia. Inutile aggiungere che la sensibilità degli Enti Pubblici non va di pari passo, ora come allora, con l'entusiasmo visionario di chi i problemi li risolve sul serio ogni giorno. Adesso che le lampade a LED sono diventate un gadget alla moda e si trovano in ogni fiera di settore che si rispetti, qualche Amministrazione ha ben pensato, prendendo il coraggio a due mani, di sperimentarne l'impiego nelle lanterne semaforiche. Altri Comuni, invece, per risparmiare sulla bolletta energetica si limitano a spegnere la luce, investendo più volentieri i quattrini nel prêt-à-porter fotovoltaico.

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