(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

sabato 1 novembre 2014

Il Festival dell'Oriente

I biglietti degli autobus sono merce rara, lungo viale XX settembre. Vicino al mio B&B c'è il Museo del marmo, di fronte al quale si trova un punto informazioni dell'ufficio turistico. La ragazza al desk parla al telefono senza dar mostra di preoccuparsi troppo del suo unico avventore. Nel frattempo, le gironzolo intorno e raccolgo depliant, fra lo scarso corredo a disposizione. Gli orari del Museo del marmo li ho visti. Noto anche un artigianale tariffario del trasporto pubblico, scritto a mano su un foglio di carta chissà quanto tempo fa. Mi viene spontaneo domandare se ne vendono. Dispiaciuta, la ciarliera informatrice turistica mi risponde che no, li hanno terminati. E quella mappa della Lunigiana? Stanno aspettando che la ristampino, ma dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. Capito. Sarà meglio che vada, prima di perdere altro tempo. Un provvidenziale tabacchino mi fornisce dei due minuscoli lasciapassare che mi consentiranno di andare a tornare dalla fiera, a Marina di Carrara. La linea 52 passa ogni 10 minuti. Una vera comodità, se non fosse per il lerciume e la vetustà delle vetture. L'autista guida in maniera spericolata, fiondandosi sul rettilineao che conduce al mare. Digita insistentemente sul suo smartphone, e la cosa non mi lascia per niente tranquillo. Quando gli chiedo di confermarmi se passa dalla fiera, risponde infastidito. La mattinata inizia decisamente in salita... Per fortuna, poi, si arriva finalmente ai padiglioni del festival. Dopo avere faticosamente attraversato il primo capannone, ricolmo di atleti combattenti e cultori di varie arti marziali, impegnati in numerosi contest contemporanei, si giunge al gratificante bazar che riunisce decine di banchetti coloratissimi e profumatissimi. Stoffe pregiate e comuni pashmine, sciarpe scialli e copriletti; oggetti di artigianato, cuoi e pellami; incensi spezie e golosità. In fondo al padiglione C si trova un palco sul quale si susseguono ininterrotte performance canoro-musical-coreutiche. Costumi di scena variopinti ed esotici, adorni di ogni genere di chincaglieria metallica e minerale, strumenti musicali sconosciuti ai più, melodie levantine, coreografie cinematografiche. Non mancano le esibizioni di abilità con raffinate katane, che prevedono precise mutilazioni di bambù e stuoie arrotolate a simulare arti umani. Danze birmane, combattenti sikh, Bolliwood alla riscossa. Si rappresenta una versione ridotta (per esigenze di palinsesto) della cerimonia del tè cinese, con mescita finale tra il pubblico. E ancora jurte mongole, esercizi di calligrafia cinese, lezioni di origami, massaggi shiatsu, collezioni di tè indiani, assordanti esibizioni di tamburi giapponesi, mandala tibetani, didjeridoo che prendono allo stomaco, mobili, arredi e suppellettili, ecc. ecc. ecc. Sono entrato in fiera alle 10 e 30 del mattino. Ne fuoriesco alle 18 e 30, stanco morto e carico come un mulo. Per fortuna mi ero portato lo zaino “da fiera”, quello che uso anche al Radioamatore a Pordenone. Per fortuna all'interno del complesso fieristico hanno inserito uno sportello bancomat, che mi ha rifocillato il portafogli. Per fortuna è finita!

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