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e le note vengono aggiornate di quando in quando)

sabato 7 febbraio 2015

Muratore, anarchico e falsario


"Mi mayor riqueza fue mi pobreza". Lo ripete con determinazione, Lucio, dopo avermi scritto la dedica sulla sua autobiografia, l'ultimo volume rimasto sul tavolino del foyer che introduce alla stalla dei Colonos e che io ho rapidamente sottratto alle mani avide che mi stavano attorno. Lucio ha 85 anni e vive a Parigi. Nella Belleville dei Malaussene e di Daniel Pennac. E' nato in un pueblo della Navarra, vicino ai Paesi Baschi, a poca distanza dal confine francese, ed è cresciuto nella Spagna franchista. Suo padre morì di tumore fra atroci dolori che lo spinsero a chiedere più volte al figlio di porre termine a quella penosa agonia. Lucio non poté curare suo padre perché in famiglia soldi non ce n'erano. Iniziò a fare il contrabbandiere che non era ancora maggiorenne. Poi passò alle rapine in banca. Infine, il salto di qualità: si è trasformato in abile falsario. Prima alle prese con i documenti utili a salvare i numerosi dissidenti dalla repressione del regime franchista: carte d'identità, patenti di guida. Dopo che Lucio e i suoi compagni ne avevano stampato le pagine, sua moglie assemblava i passaporti con la macchina da cucire. Poi venne il momento delle banconote, utili per soccorrere i perseguitati e le loro famiglie, per sostenere il loro esilio o la loro clandestinità. Ma l'intuito di questo contadino/muratore analfabeta lo conduce presto verso un obiettivo assai più ambizioso: i travellers cheque della Citibank. In un'epoca in cui carte di credito e bancomat ancora non esistevano, questo primo succedaneo della carta moneta aveva una diffusione internazionale misurabile in milioni di dollari. Lucio si inserì con sorprendente perizia in questo business, senza mai pensare al proprio tornaconto. I proventi delle sue innumerevoli attività clandestine sono sempre andati "dove dovevano andare". I fini politici e utopisti, ma di un'utopia militante e vissuta, della sua condotta non mancarono di impressionare favorevolmente i giudici francesi che si occuparono dei diversi processi in cui fu coinvolto. Durante la sua detenzione i falsi travellers cheque della Citibank non cessavano di circolare. L'arroganza del colosso del credito internazionale aveva spinto i suoi avvocati a chiedere a Lucio risarcimenti milionari per i danni che la banca stava subendo. Andò a finire che i costosissimi legali yankee dovettero scendere a patti con l'irriducibile muratore analfabeta. In cambio delle matrici utilizzate per la stampa dei travellers cheque contraffatti, non soltanto la grande banca accettò di ritirare le accuse e le richieste di risarcimento, ma all'avvocato di Lucio venne anche consegnata una valigetta ricolma di banconote (autentiche). E anche in questo caso, il denaro andò "dove doveva andare".

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