e le note vengono aggiornate di quando in quando)
domenica 1 febbraio 2015
Revival faentino
Il sottile piacere del ritorno. Arrivo a Faenza un po' in ritardo rispetto al programma che mi ero fatto. Qualche difficoltà nel trovare un parcheggio libero nei pressi del b&b e si fa mezzogiorno. Il Museo Internazionale delle Ceramiche chiude alle 13,30. Orario invernale. Venni qui la prima volta nel dicembre del 2007 per il MEI e allora non ebbi molto tempo a disposizione per visitare la città. Rispetto all'ultima volta gli spazi espositivi del Museo sono raddoppiati. I lavori per ristrutturare il vecchio adiacente opificio in cui ora trova posto la nuova ala del MIC hanno subito dei rallentamenti a causa della copertura finanziaria a singhiozzo, ma alla fine il risultato consente di mettere a disposizione dei visitatori una vasta collezione di opere contemporanee. Salto a piè pari la mostra cronologica che sta al primo piano e che già avevo visto, per dedicarmi alla nuova sezione. Mi rendo conto ben presto che anche qui sarebbero necessarie un paio di giornate per fare una cosa come si deve. Creazioni coloratissime e monumentali, ardite sperimentazioni, idee innovative. Creatività internazionale, che conviene periodicamente a Faenza per l'annuale concorso a premi. L'obiettivo di questo mio ritorno è anche di entrare in qualcuna delle numerose botteghe artigiane che affollano il centro storico cittadino. La volta scorsa riuscii ad acquistare soltanto una madonnetta (un bassorilievo), che mi fu ceduta a prezzo ribassato a causa di alcuni dichiarati difetti che io non riuscii a riconoscere. La presi, pur non sapendo ancora dove e come collocarla, come faccio assai di frequente. A distanza di qualche anno, riordinando alcuni armadi, mi venne tra le mani una piccola cornice in legno, con inserti in madreperla, acquistata in Turchia nel 1997 con l'intento di trasformarla in uno specchio e poi dimenticata sotto ad altro materiale. Il sapiente intervento del mio corniciaio di fiducia consentì alla madonnetta di trovare rifugio fra le braccia dello specchio mancato e ora entrambi fanno mostra di sé nella mia piccola collezione murale di immagini sacre. La volta scorsa fui colpito in particolare da un piccolo laboratorio, che esponeva delle creazioni davvero originali. Ricordavo esattamente di averlo incontrato percorrendo una lunga via che conduce alla scenografica piazza del Popolo. In quella occasione il laboratorio era chiuso e mi ripromisi di tornare per poter curiosare al suo interno. Il laboratorio è ancora lì, all'interno di un cortile, e produce oggetti dai colori sgargianti e dalle forme sorprendenti. Simpatici e inconsueti animaletti applicati a ciotole e vasi, ammiccanti porcospini, leggiadre farfalle. Oggi ho mantenuto l'impegno preso qualche anno fa e mi sono concesso in premio alcuni souvenir zoomorfi. Troverò posto anche per loro. Prima o poi. Non sono invece riuscito a rintracciare il locale dove avevo pranzato e così ho esplorato il centro storico alla ricerca di una trattoria. Certo che, se t'imbatti in quella che era conosciuta come la vecchia ustareja d' Marianaza e sta in via delle Zuffe (già luogo di lotte, sottotitola la targa), non ti resta che attendere che apra, per entrare e sfamarti. La signora seduta alla cassa del Museo si era premurata di chiedermi se fossi a Faenza anche nell'indomani, perché, in tal caso, avrei potuto usufruire di un tempo supplementare per completare la visita. Ne approfitto volentieri la mattina di sabato, anche se soltanto per un'ora. Per vedere la Cattedrale, la Pinacoteca, il museo del Neoclassico e le altre numerose botteghe, bisognerà pianificare un nuovo viaggio.
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