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e le note vengono aggiornate di quando in quando)

sabato 10 ottobre 2015

Secondo esperimento

Ei fu. Siccome immobile... Chi è più fresco di studi non avrà difficoltà a riconoscere i versi che commemorano quella data fatale. Altrettanto funesto, per il comune di Cordenons, fu il 5 maggio 2015, data in cui il postino elettronico recapitò una fattura da 320 mila euro che successivi eventi tramutarono in decreto ingiuntivo. Si parla, ancora una volta, della famigerata palestra autoreggente, che pare stia marcendo sotto la pioggia. Il cantiere è fermo ormai da un paio d'anni, però il Comune doveva ancora saldare all'appaltatore qualche conto per i lavori eseguiti. Nel caso di appalti pubblici, prima di emettere la fattura bisogna avere l'ok della "stazione appaltante" (in questo caso, il Comune). E' lecito supporre, quindi, che la missiva digitale non sia giunta come un fulmine a ciel sereno. Tanto più che a monte c'è un regolare contratto (dicembre 2012) e un prezzo pattuito. Nel mondo reale, se si pagano degli acconti poi non ci si sorprende di essere chiamati a versare anche il saldo. Quello che stupisce, semmai, i cittadini che vivono ogni giorno alle prese con problemi veri, è che un imprenditore debba aspettare 2 anni per poter chiedere a un ente pubblico il pagamento di quanto dovuto per il lavoro eseguito. Per un'impresa individuale aspettare per 2 anni il pagamento di 320 mila euro ha delle conseguenze non trascurabili sul piano finanziario, economico e creditizio. Quelle più fragili, con due o tre di questi "affari" possono anche rischiare di chiudere i battenti. Ma questi aspetti non paiono scuotere granché le coscienze di chi frequenta l'Aula Consiliare. Durante la seduta di mercoledì, 7 ottobre, grande attenzione è stata invece riservata al percorso che ha portato fino all'indecorosa ingiunzione di pagamento. A chi vive nel mondo reale risulta abbastanza chiaro che, prima di ottenere un decreto ingiuntivo, per un importo del genere, nei confronti di un ente pubblico, si cerca di dialogare, si chiede con cortesia. Certo, se le risposte non arrivano, magari poi si deve far mostra della determinazione necessaria e si finisce per rivolgersi a un avvocato. Mettendo da parte per un momento il tono goliardico che di solito accompagna queste povere note, non si può fare a meno di considerare allarmante lo stato in cui versa il governo delle cose cittadine. Questa almeno è l'impressione che si trae dai fatti e dalle dichiarazioni dei diretti interessati. Vero è che l'attuale assessore ai lavori pubblici non era in carica quando fu concepita quella Grande Sciagura che si è dimostrato essere il progetto in corso di realizzazione (o di prossima demolizione?) a Villa d'Arco. Sentirgli dire in Consiglio che lui non sapeva del sollecito di pagamento giunto in Comune il 12 di giugno, però, non fa venir meno le responsabilità connesse al suo attuale ruolo. La sua dichiarazione, anzi, fa sorgere qualche interrogativo sul livello di organizzazione degli uffici che da lui dipendono e sulla qualità della comunicazione interna. Anche la mail fatta pervenire in Comune l'11 di settembre (altra ricorrenza catastrofica, ma le date che qui vengono riportate vanno prese con ampio beneficio d'inventario, posto che nella discussione in Consiglio ognuno forniva le sue), comunicazione dagli intenti presumibilmente conciliativi, risulterebbe inevasa. Altrettanto preoccupante si rivela in questa circostanza il comportamento del Sindaco, che gli elettori hanno designato a capo dell'Amministrazione. Aver assegnato le deleghe ai diversi assessori non è giustificazione accettabile per disinteressarsi di un decreto ingiuntivo di questa portata, di cui il Consiglio (ma pare anche la Giunta...) ha appreso soltanto dai giornali. E' nel Capo che risiede la responsabilità del buon funzionamento della macchina amministrativa che da lui dipende ed è sul Capo che incombe il dovere di una costante verifica dell'operato dei propri collaboratori: delegare non significa affatto potersi spogliare della responsabilità dei risultati. Il comandante di una nave riscuote a buon diritto encomi e lodi per aver attraccato in porto dopo una perigliosa traversata, ma, allo stesso modo, deve rispondere, senza opporre alibi imbarazzanti, anche del mal di pancia di un mozzo. Il nostro Primo Cittadino, anche questa volta, si dimostra privo della necessaria capacità di leadership; la variegata compagine di assessori che dovrebbe costituire la sua squadra di governo si rivela nulla più che un gruppo di brave persone, singolarmente prese, che navigano a vista agendo ciascuno per proprio conto, non soltanto privi del coordinamento necessario a conseguire obiettivi comuni, bensì mal sopportandosi l'un l'altro. L'osceno carosello che dal 2011 ha visto alternarsi alle cariche assessorili fin troppi soggetti diversi non è compatibile con i tempi di realizzazione di opere pubbliche di una qualche rilevanza, perfino in un comune di piccole dimensioni. Se ci si aggiunge la manifesta incapacità progettuale di cui questa Amministrazione ha dato ripetute prove e l'approccio improvvisato e ondivago nei confronti delle decisioni da assumere, non ci si può stupire della desolante pochezza dei risultati. Risulta poi che parte di quei 320 mila euro dovuti alla ditta appaltatrice per lavori già eseguiti nel 2013 non trovino copertura contabile nei relativi capitoli di spesa. Come se si trattasse di un imprevisto, un inspiegabile accidente. Ora, qualcuno dovrebbe impegnarsi a far capire a noi, che siamo digiuni di contabilità pubblica ma poco avvezzi a farci pigliare per il naso, in virtù di quale meraviglioso incantesimo dei lavori senz'altro a suo tempo autorizzati da qualche funzionario comunale possano generare oggi, a due anni dall'esecuzione, un debito fuori bilancio. Perché se alla mancanza di capacità progettuale si somma l'inettitudine a sbrigare anche le faccende ordinarie, c'è sul serio di che preoccuparsi. Quando un'impresa fallisce, il curatore mette all'incanto i beni sociali per realizzare quel poco di cui i creditori dovranno contentarsi. A ogni esperimento d'asta il prezzo dei beni viene ribassato, finché non diventa appetibile per gli avvoltoi appollaiati in attesa. Mercoledì, 7 ottobre 2015, per la seconda volta il bilancio di previsione del comune di Cordenons non è stato approvato, fra reciproche accuse e dispetti tutti interni alla Coesa Maggioranza. Al prossimo tentativo vedremo come andrà.

1 commento:

  1. Non so...non c'ero e se c'ero, non ho visto...
    Come le dichiarazioni rese alla Commissione Speciale sulla Palestra di Villa d'Arco. Uguale. Non è cambiato nulla, purtroppo. Il sindaco è assolutamente inadeguato, così come l'intera Giunta.

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