e le note vengono aggiornate di quando in quando)
venerdì 13 novembre 2015
Le ragioni del no
Non ho esperienza come genitore. Proverò allora a supplire col mio vissuto di figlio. Un giorno mio padre mi raccontò di una sua escursione in montagna, probabilmente giovanile, durante la quale, mi disse, a un certo punto si trovò di fronte una grande pozza di "acqua ferma". Non ricordo altri dettagli. Soltanto il fascino, che quella locuzione fino a prima inaudita suscitò nel bambino che ero, mi è rimasto ancor oggi scolpito nella memoria. Tanta fu la meraviglia, di fronte a quell'accoppiata di parole, che alla prima occasione volli utilizzarla in uno dei "pensierini" che i maestri dell'epoca commissionavano ai propri scolari. Quando il maestro Mele mi fece notare paternamente che non si dice "acqua ferma", ma "acqua stagnante", io, che già pregustavo una menzione d'onore per aver introdotto elementi di novità nella mia prosa fanciullesca, rimasi fatalmente deluso. Di più, da quel momento mio padre perse ai miei occhi ogni affidabilità nel campo dell'innovazione linguistica: da lì in avanti non mi fidai più di quanto di "nuovo" gli sentivo dire. Alcuni giorni fa nell'aula magna della scuola media di Cordenons è stato presentato ai genitori un piccolo progetto finalizzato a considerare la diversità come un valore, piuttosto che fonte di paura, rifiuto ed esclusione. Le due giornate di incontro con i ragazzi hanno generato fin dal loro annuncio reazioni allarmate e prese di posizione a causa dei temi trattati e dei relatori coinvolti. Che un esponente di Arcigay si presenti a scuola a parlare di bullismo omofobico suscita non tanto sdegno e riprovazione (che ormai non sono più considerati politically correct), bensì il timore che con queste iniziative si vogliano diffondere (ancora una volta sotto le mentite spoglie del preteso intento di combattere quello che alcuni considerano un pericolo inesistente) le tesi della Teoria/Ideologia Gender. Così come più volte richiesto da alcuni per le 4 ore del progetto "Insieme per conoscerci", durante l'incontro in aula magna qualche genitore ha voluto sapere se la partecipazione dei propri figlioli a quest'altra iniziativa fosse obbligatoria, paventando per i "renitenti" una qualche penalità nella valutazione scolastica. Ottenuta dalla dirigente la pacifica rassicurazione che chi non vuole far partecipare i propri figli a una qualsiasi delle attività extracurricolari proposte dalla scuola è libero di farlo (ed è sempre stato così, sarebbe bastato informarsi correttamente chiedendo a scuola, senza lasciarsi suggestionare dai flame dei social network e dai sermoni provenienti dai più inadeguati pulpiti), l'ennesima obiezione perdeva così ogni consistenza: nessuno ha mai ricevuto un sette in condotta per non essere andato in gita con gli altri... Una raccomandazione che a me pare significativa è stata poi rivolta ai genitori: se tenete a casa i vostri figli, spiegategli il perché. Il mestiere di genitore è complicato e impegnativo. Non ci sono corsi abilitanti o manuali in cui trovare tutte le risposte. Basta esserne consapevoli. Le diversità appartengono al mondo in cui vivono, oggi, i ragazzi che vanno a scuola. Nel mondo in cui vivranno domani, da cittadini, quelle stesse diversità continueranno ad esistere. Oltre a un bagaglio minimo di nozioni di base, è compito della scuola fornire ai nostri figli alcuni "strumenti di cittadinanza". Non è sufficiente insegnar loro a leggere e scrivere, ma bisogna allenarli anche a riconoscere e interpretare autonomamente la complessità della vita. In questa missione, la scuola affianca i genitori, di cui è alleata. Chi diffonde il sospetto che invece cospiri contro genitori e studenti, si assume una grande responsabilità. Anche i giovanissimi non hanno certo bisogno di andare a scuola per ottenere informazioni sull'omosessualità. I messaggi che arrivano da tv, giornali, internet, le battute e i discorsi ascoltati per strada e sull'autobus possono essere sufficienti per farsi un'idea. Spesso sbagliata. Intrisa di stereotipi e pregiudizi, come nel caso dei migranti (altra diversità, oggetto dell'incontro con Pierluigi Di Piazza). Se avete paura che ai vostri figli vengano propinate idee pericolose, teneteli pure a casa, dunque. Ma spiegategliene la ragione. E quando gli esclusi si faranno raccontare dai loro compagni di classe cos'hanno imparato da quel prete sui generis che mette in pratica ogni giorno il Vangelo e da quell'altro signore che-chissà-che-cose-strane-vi-ha-detto auguratevi di non essere smentiti.
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