e le note vengono aggiornate di quando in quando)
domenica 20 dicembre 2015
I custodi dell'acqua
Appena spento il motore lo avverti subito, una volta fuori dall'auto, il carattere autentico della montagna. Dal sapore dell'aria. In comune di Paluzza alla 212° compagnia Alpini d'Arresto del Battaglione Val Tagliamento era affidata la cura di un'opera fortificata che ancora abita le viscere di quelle rocce, con le sue casematte in cemento armato e le feritoie puntate sulla statale. Nome in codice “Torre Moscarda”, dal presidio difensivo del XIII secolo i cui resti ancora incombono sulla Via Iulia Augusta. Oramai la guerra fredda è un ricordo lontano, gli Alpini d'Arresto non esistono più e anche i loro segreti possono essere svelati. A Passo di Monte Croce Carnico un manipolo di volontari si occupa da qualche anno della manutenzione di un altro degli apprestamenti difensivi che rientrava nella nostra competenza e dispiega di nascosto i suoi cunicoli vecchi quanto la Prima Guerra. Ci organizzano delle visite guidate. E' anche per questo che quando ripercorro la valle del But mi è difficile restare indifferente al fascino del paesaggio. In una sala gremita da più di duecento persone sabato 19 dicembre a Paluzza è stato proiettato un documentario che ripercorre la storia recente dei movimenti di protesta che hanno portato a un risultato plebiscitario i due referendum del 2011 sull'acqua pubblica. Ventisette milioni di italiani parteciparono al voto. E il 95% di loro espresse in maniera inequivocabile il proprio pensiero. Le prime sequenze del video sono riprese proprio a Paluzza. La fotografia alterna le meraviglie della natura alla rabbia della int, la gente. L'idea che qualcuno si possa appropriare di un bene primario, una risorsa vitale che ci è donata gratuitamente, come gratuita è la vita, proprio non va giù a quei montanari tenaci e ostinati. Si è capito che la difesa dell'acqua rappresenta l'ultima barricata e la int è uscita di casa, invadendo le strade al suono di campanacci e casseruole per alzare la voce e manifestare il proprio dissenso. Sono sempre le aree più marginali che ci danno lezioni di vita preziose. La coesione sociale di cui han dato prova le genti friulane, la maturità civile emersa all'epoca del Terremoto rimangono esemplari. Pa sopravivence, no pa l'anarchie [Per la sopravvivenza, non per l'anarchia], è il titolo di un saggio che indaga l'esperienza di autogestione della tendopoli di Godo (Gemona del Friuli). Storia piccola, locale, ma dalla forza dirompente, episodio emblematico della lucida coscienza comunitaria e dell'innato, caparbio senso di partecipazione che popola queste valli. Risalendo di qualche decennio si scopre un'altra significativa testimonianza del radicato spirito di autodeterminazione dei carnici. Furono infatti queste le valli che videro nascere nel 1944 la Repubblica Libera della Carnia, sfidando i cosacchi di Krasnov per ribellarsi all'oppressione germanica. Sgrana gli occhi il giovane alpino trevigiano confinato in Cimutonia per difendere la Patria, quando gli assegno la sua destinazione: “Ligosullo, sior tenente?”. Neanche vent'anni, la licenza elementare e già tanto lavoro sulle spalle. Viviamo in un Paese a intensa democrazia rappresentativa, tanto che può succedere di essere chiamati alle urne per due volte in un solo anno. Così accadde nel 1987, quando ero di naia a Tolmezzo e mi affidarono compiti di ordine pubblico ai seggi assieme ai miei uomini, in appoggio a polizia, carabinieri e guardia di finanza. La prima volta toccò alle valli del But e del Chiarsò. Cleulis, Cedarchis, Cercivento. Pare uno scioglilingua. I nomi della Carnia evocano le formule magiche dei druidi. E' in quel grumo di case abbarbicate sui bricchi che vive Maria, una delle protagoniste de “I custodi dell'acqua”. Classe 1930, come mio padre. Polpacci da climber e occhi di ghiaccio che t'inchiodano. L'acqua è vita, dice Maria. Ne hanno bisogno las bestias, le vacche ricoverate nella stalla. Terminata la proiezione del documentario inizia il dibattito. E sale sul palco proprio il giovane sindaco di Ligosullo, un centinaio di anime o poco più, che assieme ai colleghi ribelli di Cercivento e Forni Avoltri sta portando avanti da anni la sua battaglia per l'autonomia. Il prossimo appuntamento in tribunale è previsto in primavera. Nelle premesse di questa determina si riepilogano le tappe dell'annosa vicenda e, una volta superate le insidie del linguaggio burocratico, vi si riescono a individuare le caratteristiche dell'ennesimo match “Davide vs. Golia”. Parla di pugnalate alla schiena, il Balilla di Ligosullo, e la int è con lui, non si sente tutelata dagli altri sindaci, che prendono poi la parola per una difesa d'ufficio. Chi ha vissuto l'esperienza della ricostruzione sa che Franceschino Barazzutti non ha bisogno di presentazioni. Il combattivo sindaco di Cavazzo è ora impegnato nella battaglia sull'acqua con la stessa grinta che lo vide gestire il post-terremoto ed esorta la platea a non abbassare la guardia, perché quel che non è entrato dalla porta, rischia ora di insinuarsi attraverso altre fessure per ottenere il medesimo risultato: espropriare la gestione delle acque. I montanari non li trattieni, quando capiscono che la misura è colma. E chi vive in Pedemontana non è da meno. Come la Dirce Rossi, la pasionaria di Lestans. Soltanto in pianura le idee sono spesso confuse e gli spiriti accondiscendenti. Forse dovremmo fare tutti qualche gita fuori porta in più, per ossigenarci un po'.
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