(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

martedì 29 dicembre 2015

Il fascino della ceramica (2)

Il trenino che da Chivasso sale ad Aosta attraversa la rupe che fa da basamento al Forte di Bard. Ne violava le viscere con nonchalance anche quando riaccompagnava gli AUC in rientro alla SMALP dalle rarissime licenze ed è proprio da quelle carrozze che ho intravisto il profilo maestoso del Forte per la prima volta. Nel corso dei miei due viaggi in Canavese, sulle orme degli Olivetti, sono salito a esplorarlo ancora, e nel negozio di prodotti artigianali ospitato lungo i camminamenti ho incontrato LEI. Questa Madonna con Bambino nei toni del rosso dal pathos magnetico. Stava appesa a una parete del negozio fra un S. Giuseppe e un S. Giorgio di identica mano. Ho indugiato a lungo per decidere quale dei tre portarmi via. Ero indeciso fra LEI e il S. Giorgio, altrettanto splendido. Poi ho pensato che soltanto LEI poteva inserirsi solennemente nella mia piccola collezione di Madonne con Bambino da parete e ho scelto. Pensavo di avere completato il mio album di ricordi e ceramiche, ma non avevo tenuto conto di LEI. E nemmeno dei presepi. Quello preso a Cortona, bicolore, riunito su di un'unica piastrella da 15 e scovato in una botteguccia stipata all'inverosimile di pregevoli creazioni artigiane, all'uscita del Museo dell'Accademia Etrusca, ancora impressionato dal fascino secolare dei buccheri tratti dalle antiche sepolture. E quello peruviano, poi, coi Re Magi alti quanto un fiasco di Chianti che indossano i tradizionali sombreros. Questo è il presepe che allestisco in veranda, nel mio piccolo giardino d'inverno, all'ombra della lanterna marocchina a forma di minareto che col suo lucido rosso-nero fa anche lei molto Natale. Durante la mia ultima visita al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, in principio d'anno, feci incetta di pubblicazioni. Fra queste, un libretto che illustra il laboratorio per bambini attivo all'interno del museo fin dalla fine degli anni Settanta. Bruno Munari, in una nota destinata al museo che contribuirà in maniera significativa a delineare le linee fondamentali di metodo del Laboratorio scriveva:
Lo scopo di questo laboratorio è quello di far "constatare" attraverso il gioco della manipolazione, che ci sono tante tecniche e tanti modi di lavorare l'argilla. Non si può spiegare a parole a un bambino come lavorare l'argilla, e non si può raccontare una favola che comunichi la storia della ceramica. Ogni cosa a suo tempo. Io credo che come prima operazione da fare, se si vuole formare una cultura sulla ceramica, sia bene far giocare i bambini con questo preistorico materiale. Senza spiegare niente, lasciar pasticciare. I bambini si divertiranno molto. Quando un bambino si è divertito abbastanza, allora gli si può dire: vuoi sapere quanti altri modi ci sono per giocare con l'argilla? E uno alla volta si mostrano, praticamente, dando un esempio, le varie tecniche. Nella prima manipolazione libera, il bambino scopre che c'è una cosa che si chiama argilla e che è molto piacevole pasticciare con essa. Nella seconda fase il bambino scoprirà le varie tecniche del gioco di far ceramica: scoprirà che si possono lasciare impronte di centomila cose, che si possono tracciare sulla superficie di questa terra, tanti segni di diverso genere. Scoprirà l'ingobbio, la sfoglia, il lucignolo, le palline e via dicendo. E' probabile che il bambino stesso, lasciato così libero, scopra magari qualche altro modo di usare l'argilla. Alla fine il bambino avrà memorizzato una grande quantità di dati (se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco, dice un antico proverbio cinese). La terza fase consiste nel porre ai bambini un problema: cosa possiamo fare con tutto quello che abbiamo imparato? ed ecco la fase di progettazione condotta dall'estro e dalla logica delle tecniche, progettazione che permette ad ogni individuo di sviluppare la propria personalità e di dar corpo a qualcosa che comunichi il suo messaggio personale agli altri.
Ecco, per definire l'incanto che questo materiale e gli oggetti che l'uomo è capace di ricavarne possono suscitare in qualunque persona che non sia priva di cuore e la cui anima non si sia inaridita, mi pare che queste possano essere le parole più adatte.

Nessun commento:

Posta un commento

se sei un utente anonimo, ricorda di aggiungere in calce il tuo nome ;-)