(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

domenica 27 dicembre 2015

Il fascino della ceramica

Oggi ho finalmente appeso a una parete della mia camera da letto le due farfalle di Mirta Morigi, acquistate a Faenza quasi un anno fa. L'occasione per ritornare in Romagna fu un tentativo di riunire ancora una volta, a distanza di lustri, “Quelli della Brotzky”. Quasi tutti colleghi di lavoro (un solo disertore), con le rispettive consorti, con cui avevamo trascorso sei indimenticabili mesi in una indefinibile pensione di via del Corso, a Roma, agli esordi della nostra esperienza professionale. Il rendez-vous saltò, ma a Faenza volli tornarci lo stesso. La prima volta fu nel 2007, in occasione di un festival musicale, il Meeting di Etichette Indipendenti. Scoprii incantato il museo della ceramica, già vasto e meraviglioso a quell'epoca. Oggi gli spazi espositivi sono praticamente raddoppiati, in seguito all'acquisizione di un vecchio opificio adiacente al museo, che dopo anni di lavori ospita finalmente nuove opere d'arte. Nel 2007 il laboratorio della Mirta era chiuso, io rimasi a Faenza soltanto qualche giorno e non riuscii a esplorarlo. Ma mi ripromisi di tornare. Gli animaletti esposti in vetrina erano irresistibili. Approfittai però per acquistare una madonnetta di seconda scelta. Monocroma. Il mastro ceramista me la cedette a pochi euro a causa di un difetto che vedeva soltanto lui. Tutti i lavori in ceramica e terracotta, da sempre, riescono a catturare la mia attenzione e a suscitare emozioni intense. Potrei compilare un album dei ricordi, ripercorrendo la storia degli oggetti che conservo in casa. Ciascuno rimanda a luoghi ed esperienze che ricostruiscono un percorso di vita. In questo caso, la mia. Appeso a una parete del soggiorno sta ancora, nello stesso posto in cui fu collocato in origine, il grande piatto con il gallinaccio variopinto, acquistato di fronte al duomo di Orvieto, in una delle gite finesettimanali romane del 1988. Prima che Luca mi deportasse in taxi per un rapido pellegrinaggio alle Fonti del Clitumno. Rientro via ferrovia, dalla stazione di Terontola, come nei film di Totò. E sul comò di una camera da letto, al piano di sopra, troneggia il vaso panciuto di Albisola. Tre cotture, questo il motivo che lo rese un souvenir tanto dispendioso, quando me ne innamorai, nell'estate del '90. Quella dei mondiali di calcio. Lavoravo a Savona e approfittavo dei week-end per fare il turista. Ma anche dopo essere tornato a casa, nei primi anni '90, il fascino della ceramica non cessava di istigarmi. Così, quando a settembre a Valvasone si dà inizio alla rievocazione medievale, fra le bancarelle del centro storico incontrai una coppia di giovani artigiani, marito e moglie, e mi concessi due delle loro “parure” da bagno: piatto porta sapone e vasetto porta spazzolini. Rosa e blu. E poi le vacanze e i viaggi alla scoperta di luoghi e persone. Così arrivò la brocca di Deruta, che ora occhieggia da sopra i pensili della cucina, bottino della mia prima volta a Perugia, se si escludono le gite scolastiche. Era l'estate dell'Umbria Jazz, una brass band della Louisiana pattugliava corso Vannucci mentre a Bologna a Salvatore nacque il primo figlio, che si è da poco laureato in ingegneria. Le bellezze dell'Italia centrale si riversano da secoli nelle opere d'arte di ogni genere. Musica, poesia, letteratura, maestri del pennello, scultori e ceramisti. E' difficile resistere alla bellezza del paesaggio. Fra Toscana, Umbria e Marche si concentrano artisti e opere d'arte capaci di saziare ogni appetito culturale. Quando nel 2009 gli aretini resero omaggio ai Della Robbia non potevo certo lasciarmi scappare quella mostra spettacolare. Così, dopo aver ammirato le ceramiche esposte ad Arezzo e di ritorno dalle invetriate della Verna, feci un salto anche a Monte San Savino, che per me fino ad allora era soltanto un casello autostradale. E dalla bottega di Giotto portai a casa un'altra madonnetta, in stile bianco-blu, oltre al vaso da biscotti che tengo in soggiorno. Quella volta che da Trequanda salii fino a Petroio per visitare il Museo della Terracotta invece trovai tutto chiuso, e nella canicola dell'estate senese levai al cielo le più devote invocazioni al fine di potermi almeno dissetare. A Pienza mi andò meglio. Una volta scoperta l'incantevole passeggiata delle mura, che cinge il borgo antico offrendo allo sguardo la meraviglia della valle sottostante, incastonata fra i massi ecco un'altra bottega dove due giovani artigiane sono al lavoro. E da qui mi son portato a casa la brocca gialla che sta in bagno. Semplice e solare. La sorte, spesso, arride agli audaci. E fu così che capitai a Palazzo Brandano, chiusi anche loro per turno di riposo. Ma l'ospitalità egiziana, innestata sui colli toscani, diede anche in quella occasione ottima prova di sé e io potei pranzare. E a Castelfranco nel 2010, per la mostra del Giorgione, dove tre piccoli mastini porta moccolo in biscuit ammiccavano dalla vetrina di un negozio. Mi ricordavano la mascotte del Simpicissimus e non ci ho pensato due volte ad assicurarmeli. E l'anno scorso, in Montefeltro. A Sant'Agata, per i mercatini di Natale, è toccato ancora a Deruta fornirmi il grande lume da soggiorno a forma di pigna, traforato in stile marocchino eppure così sobrio ed elegante nel suo candore. E a San Leo, invece, da La butega di cocc mi procurai i due barattoli per lo zucchero e il sale e il bacile con decori in terra di Siena dove ripongo tutti i telecomandi che la tecnologia dell'entertainment mi ha imposto. E per finire, nel 2015, in principio d'anno, a Siviglia. Triana, per essere precisi, il quartiere operaio pieno di laboratori che sfornano piastrelle decorate e coloratissime terraglie. Era il giorno che tutta la città attende per mesi, i bambini in special modo. La cabalgata de los reyes, con la sua pioggia di caramelle che imbrattano le strade, è occasione di festa gioiosa per ogni piccolo sevillano, che si attrezza con sacchetti e sporte di ogni dimensione per farne incetta. Qualcuno usa anche gli ombrelli, capovolti, per raccogliere più facilmente quella golosa grandinata. In attesa dell'interminabile parata, il pomeriggio fu dedicato a esplorare le botteghe, da una delle quali portai a casa la ciotola coi pescetti in technicolor. Tutto per amore della sapienza artigiana riposta nelle mani che impastano la terra e ammirazione per l'abile fantasia degli artisti che così bene la sanno decorare.

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