e le note vengono aggiornate di quando in quando)
sabato 5 dicembre 2015
Il premio Appi
Cordenons rappresenta l'estremo baluardo occidentale a presidio della friulanità. Già nella parlata comune del vicino Capoluogo il veneto la fa da padrone. A dire il vero anche a Udine va così: i cittadini non parlano di certo diffusamente il friulano. Bisogna ricordare che in un passato non troppo remoto i dominatori di questa terra arrivavano da una laguna posta fuori regione e nelle nostre città, vuoi per opportunismo, vuoi per convenienza, vuoi per una più obiettiva praticità, gli abitanti si sono presto convertiti alla lingua dei padroni. Diversamente dal contado, dove la tradizione ha resistito e dura ancora. Della lingua friulana esistono varianti innumerevoli, diffuse a macchia di leopardo. Soltanto per semplificare si usa distinguere i tre macro-gruppi della -a, -e, -o, a seconda dell'uscita del femminile. Così si ha il friulano del pordenonese, dove si dice aga, quello della koiné, il Friuli centrale, dove si dice aghe, e il carnico, a settentrione, dove si beve ago. Buino e frescjo. La frammentata distribuzione sul territorio regionale delle varianti locali è testimoniata da un progetto interessantissimo, l'Atlante Storico Linguistico ed Etnografico del Friuli. Un'opera imponente in cui l'infaticabile lavoro dei ricercatori ha consentito di rappresentare sulla mappa regionale le diverse parole con cui identifichiamo la neve, ad esempio, da S. Quirino a Ligosullo (l'atlante è costituito da singole tavole dedicate a ciascuna parola). A Cordenons si parla una di queste varianti del friulano e a uno dei suoi più grandi autori è dedicato un premio biennale di poesia, che ora è diventato internazionale coinvolgendo i fogolars furlans diffusi in tutto il mondo. Nel corso della serata di premiazione, svoltasi nel Centro Culturale Aldo Moro, si è avuta fin da subito la prova tangibile della frammentarietà delle varianti, con la lettura del primo fra i componimenti segnalati, una poesia della Bianca Borsatti scritta nel friulano di Claut (di cui si sono cannati tutti gli accenti e sbagliata la pronuncia della th, che pur vanta classicissimi ascendenti). Va segnalata l'idea straordinaria (stra-or-di-na-ria) di coinvolgere nella conduzione della serata un furlan piturât di neri, di evidenti origini camerunensi. Daniel Samba è arrivato in Friuli nel 2002 e, oltre all'italiano, ha pensato bene di imparare anche il friulano, chel da la koiné, divenendo testimonianza vivente dei risultati straordinari che può produrre l'integrazione. La prorompente simpatia di Samba, che ha deliziato il pubblico con i mûts di dì raccolti interrogando i passanti per la strada, si è dimostrata capace di liquefare ogni possibile diffidenza nei confronti del forest. Se si vuol fare una nota socio-politica, va evidenziato che la sala da 440 posti risultava riempita inaspettatamente solo a metà, e che fra il pubblico i cinquantenni rappresentavano un'eccezione (anche se, come abbiamo recentemente appreso, a cinquant'anni si è ancora giovani per governare). A parte il Sindaco e qualche sparuto esponente politico locale, non si notava traccia dei fieri sostenitori della Tradizione e del Territorio. Soltanto un monumentale e datato politico autoctono, assiso al palco per consolidato diritto di tribuna, forse troppo confidente nella propria autoreferenzialità ha tenuto inopportunamente a precisare in principio di spettacolo che anche gli immigrati faranno bene ad adeguarsi ai nostri usi e costumi. Altrimenti, noi che siamo liberali e democratici, non impediremo certo loro di tornare da dove son venuti. Fra mormorii di disapprovazione del pubblico, la grintosa conduttrice ha saputo subito prendere per il coppino l'incauto dispensatore di ostilità, introducendo il bravo Samba, che ha dedicato a tutti un commovente omaggio alla nostra terra, letto in friulano, e strappato un travolgente e interminabile applauso del pubblico che lo ha richiamato in scena come le grandi vedettes del varietà.
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RispondiEliminaSamba gli ha fatto ballare la tarantola
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