e le note vengono aggiornate di quando in quando)
domenica 3 gennaio 2016
40 anni
Era il 1975 e, con un paio di settimane di ritardo rispetto all'inizio del corso, io e Romeo ci stavamo iscrivendo alla scuola di musica del maestro Sartor, che era allora ospitata nei locali dell'oratorio dei Frati, a S. Pietro. Quel giorno veramente io ero convinto che mia madre volesse iscrivermi a un corso di ginnastica, che parimenti si svolgeva nello stesso oratorio. Del cambio di programma fui inizialmente contrariato e per i mesi successivi frequentai le lezioni con scarso entusiasmo, per non dire controvoglia. Poi la storia prese tutt'un'altra piega... Quando si presentava, Romeo usava sempre specificare che il suo cognome si scrive “con la g e la h in fine”. I suoi genitori sono originari di un borgo del Medio Friuli nascosto fra i castagni e posto nella parte più orientale della regione, dove in famiglia si parla sloveno, fra paesani in friulano, e con gli estranei in lingua, come ho già avuto modo di riferire (cfr. in questo blog Castagne e partigiani. Un paesino non molto distante da quelle malghe di Topli Uork, che sono diventate tristemente famose perché ogni anno, dalla fine della guerra ad oggi, la ricostruzione dei fatti da parte delle fazioni ancora contrapposte rinfocola polemiche e accuse reciproche, segno che le lacerazioni storiche sono così profonde da richiedere che si succeda più di qualche generazione prima che le ferite possano guarire. E' notizia di questi giorni che una commissione di studio dovrebbe essere al lavoro per dare una versione finalmente attendibile e scevra da omissioni sui fatti Porzûs. Dove persero la vita anche il fratello di Pier Paolo Pasolini e uno zio di Francesco de Gregori. L'amicizia fra le nostre famiglie ha dunque ormai compiuto 40 anni e la circostanza merita di essere celebrata. Nel frattempo ognuno è cresciuto, facendo le proprie esperienze lavorative e di vita. Ciascuno ha la propria famiglia, con i lutti e le gioie che ne conseguono. Nella ricorrenza del famigerato discorso alle Camere di Benito Mussolini (quello successivo al delitto Matteotti), ci siamo ritrovati a pranzo, a casa di mia madre. Il padre di Romeo vive ora con tre dei suoi splendidi nipoti dagli occhi azzurri e i capelli biondi, per i quali col suo fare sornione riesce a essere sapiente giullare e abile cantastorie, divertendosi non meno del suo giovane pubblico. Anche Ofelio ormai ha superato gli 80 e ora sfoggia dei baffoni immacolati da far invidia al nonno di Heidi. Quando il piccolo Mirco lo incita a cantare, in sloveno e in friulano, non si tira indietro e subito parte il coro dei biondi Sängerknaben. E poi le storie, molto romanzate e fantasiose, come soltanto Ofelio è capace di inventare, partendo da episodi autentici che nella narrazione diventano magia e riescono a catturare lo sguardo incantato dei piccoli mentre ai più grandi strappano sorrisi. Fra i ricordi e le memorie di un tempo in cui anche mio padre aveva la mia età abbiamo consumato un pasto molto più nutriente del cibo, godendo di una compagnia più dissetante del Chianti che avevamo in tavola (e che comunque si è vaporizzato senza grosse difficoltà). Chiacchiere, sorrisi e ricordi. Per stare assieme e vivere meglio.
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