Dalle e dalle… alla fine anche il consiglio comunale di Cordenons è riuscito a partorire un dibattito apprezzabile. La seduta dello scorso 10 ottobre si è aperta con un tema quanto mai coinvolgente. Dato che l’attuale giunta ha nominato come presidente della commissione locale per il paesaggio un professionista che è risultato condannato (con sentenza passata in giudicato, non appellata) proprio per reati contro l’ambiente, dai banchi dell’opposizione (e non solo) ci si interroga sull’opportunità di una scelta così maldestra. Essendo il calendario dell’assemblea assai fitto di argomenti da affrontare, la prima discussione si snoda intorno all’urgenza con cui va affrontata la questione, proponendo di porre al primo posto l’odg che sarà poi illustrato dal consigliere Fenos. Perfino su una scelta che appare con fin troppa evidenza discutibile si sono sentite obiezioni semplicemente fuori tema, risibili e inconsistenti in difesa del proprio operato. Che la fedina penale non faccia curriculum e che l’istruttoria sia stata svolta dai competenti uffici comparando i curricula pervenuti, e che non è detto che alla sentenza di condanna non ne sia succeduta una di riabilitazione, e che si fa presto a parlare di reato (perché qui nessuno ha ammazzato nessun altro), e che se uno ha sbagliato una volta non c’è motivo per negargli una seconda possibilità, e che la decisione è pienamente legittima e formalmente ineccepibile… Sì, ma il tema proposto era diverso: si discuteva di opportunità. E’ proprio il caso di mettere a capo della commissione per il paesaggio qualcuno che è stato condannato per reati ambientali? Tutto qui. Una questione di buonsenso, serietà, credibilità delle istituzioni. E poi, come ha ben detto Laura Sartori: se fra la trentina di profili esaminati quello prescelto è risultato il migliore, cosa mai saranno stati gli altri?
Nel corso della seduta non ha mancato di fornire il proprio pirotecnico contributo alla discussione l’assessore De Benedet, che al momento in cui si parlava di ISEE si è avventurato su un terreno a lui palesemente ignoto. Come il baffuto protagonista dei Tacabanda di Carosello, l’intrepido assessore ha scompaginato la compostezza del dibattito lanciandosi in un’invettiva contro le famiglie di fatto (che con la discussione non avevano alcun rapporto). Bisognerebbe informare il nostro che:
1. le famiglie di fatto rappresentano una forma di aggregazione sociale largamente diffusa nel Paese e nel mondo e sono quindi una realtà (di cui anche l’assessore dovrebbe prendere atto);Sorvolando sulla verve picaresca con cui il nostro fantasista-prestato-alla-politica usa condire le proprie concioni, il suo intervento si deve pertanto ritenere, nella sostanza, incongruo e non pertinente, more solito…
2. le famiglie di fatto già sono riconosciute e in qualche misura tutelate dall’ordinamento, limitatamente alla tipologia lui&lei;
3. le famiglie atipiche (in quanto non normate, pur se comunque diffuse nella realtà del Paese e quindi meritevoli di una riflessione seria che conduca al loro riconoscimento), nelle tipologie lui&lui e lei&lei, non rientrano attualmente nella definizione “famiglia di fatto”.
Un significativo cambio di passo si è avuto quando ha preso finalmente la parola il sindaco di Aviano, intervenuto in qualità di presidente dell'ATO per illustrare le ragioni che hanno portato ad applicare in provincia una tariffa differenziata (di 3 centesimi al metro cubo) per l'acqua potabile. Adeguatamente stimolato da Gianni Ghiani, relatore di un odg risalente allo scorso maggio, Del Cont Bernard è risultato chiaro e convincente nell'esposizione, malgrado i più distratti non abbiano saputo beneficiare delle spiegazioni ottenute. Si è scoperto che, per effetto della tariffa differenziata, mediamente una famiglia cordenonese paga 2 euro e 50 centesimi in più rispetto ai vicini di Pordenone. Nessun salasso per cui valga la pena stracciarsi le vesti e gridare allo scandalo, dunque.
Quello che risulta del tutto evidente ancora una volta agli scarsi frequentatori delle assise consiliari è il diverso grado di coinvolgimento dei consiglieri e la fatale distanza delle argomentazioni. Se gli interventi del Sindaco si confermano, ahimé, inconsistenti (cosa che la lettura delle trascrizioni renderebbe di immediata evidenza) e le reazioni stizzite del Presidente del Consiglio rivelano un nervosismo istituzionalmente inopportuno, i restanti componenti della maggioranza brillano per la loro assenza o, quando intervengono, per l’assenza di idee a supporto delle loro argomentazioni. Con la lodevole eccezione rappresentata da Franco Vampa, al quale tutto si può addebitare, tranne che un difetto di eloquenza (uno strumento del mestiere che, in verità, ogni avvocato dovrebbe portare nella propria cassetta degli attrezzi). E’ un dato di fatto agevolmente riscontrabile partecipando a una qualsiasi seduta che le capacità di argomentazione e lo spessore dei contenuti appartengono al settore di minoranza. Che tuttavia non rinuncia a qualche sbavatura polemica facilmente (e utilmente) evitabile. Dopo una fase iniziale, peraltro prolungatasi fin troppo a lungo, di aspra contrapposizione, pare proprio che l’assemblea abbia trovato un proprio equilibrio. Ora sarebbe utile che anche la Città riuscisse a trovare un proprio governo.
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