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e le note vengono aggiornate di quando in quando)

sabato 13 febbraio 2016

Sui gender

Le forze politiche che ambiscono a lucrare qualche vantaggio elettorale dall'asserito sostegno alla famiglia tradizionale e dalla dichiarata difesa dei diritti dei minori sono riuscite a portare anche a Cordenons uno dei convegni informativi dell'avvocato Gianfranco Amato. Agli inizi di gennaio, in una sala consiliare gremita di leghisti provenienti dall'intera provincia il luciferino principe del foro ha esposto le sue tesi. Conviene osservare che le tecniche comunicative dell'avv. Amato paiono oltremodo affini a quelle impiegate dal comitato pordenonese “Vogliamo educare i nostri figli”, che da alcuni mesi sta portando avanti la sua campagna informativa sul “gender” interessando anche soggetti politici e istituzionali della provincia. E' stato il locale segretario del carroccio, nella prolusione all'incontro del 12 gennaio, a sottolineare come le conferenze dell'avv. Amato siano sempre una diversa dall'altra: non ci si ripete mai, ogni volta gli episodi e le “prove” a sostegno della tesi sostenuta dai Giuristi per la vita cambiano. Vale anche per il comitato pordenonese. All'osservatore malizioso non può sfuggire una delle possibili motivazioni sottostanti: si coglie di sorpresa l'uditorio, ogni volta con nuovi argomenti, per prevenire le possibili contestazioni degli scettici. Ancora. Gli episodi illustrati nel corso dell'incontro, i documenti esibiti, le slide proiettate, rappresentano indubbiamente fatti veri. Onore al merito professionale della categoria forense. Il punto non è questo. Ciò che va messo in dubbio, nell'argomentazione dei paladini anti-gender, non sono (non sempre) i fatti e le circostanze portate a sostegno della propria tesi. Ma, semmai, il processo logico-deduttivo che porta a individuare una relazione fra le pagine pubblicitarie delle riviste femminili, singoli episodi accaduti ovunque nel tempo e nello spazio, controverse ipotesi di scienziati, ricercatori o pseudo tali, corsi di prevenzione che mirano a ridurre il fenomeno del bullismo, norme di legge tendenti a estendere i diritti civili a fasce di popolazione che ne sono tutt'ora prive. Fin da quando si è scatenata questa crociata che vede contrapposti, da un lato, genitori seriamente preoccupati dai messaggi terroristici diffusi da improvvisati imbonitori non sempre del tutto consapevoli del potenziale dirompente dei loro messaggi (altre volte, invece, si tratta di soggetti che fanno deliberatamente un uso distorto e mistificatorio del linguaggio, a meri fini propagandistici); gerarchie ecclesiastiche in alcuni casi ormai chiuse nella propria autoreferenzialità e prive di contatto con la vita reale; credenti devoti che affidano toto corde al magistero dei chierici la formazione di una propria opinione su temi etici e morali, perdendo di vista quandoque, pure loro, la realtà. Dall'altro, giudici, giuristi e avvocati, alle prese con situazioni concrete in cui bisogna decidere avendo a cuore la tutela dei più deboli; insegnanti che assistono sempre più spesso ad atteggiamenti vessatori a opera di ragazzini che evidentemente non trovano nel sostegno dell'educazione familiare gli strumenti per rapportarsi correttamente con alcuni loro coetanei; vittime quotidiane di emarginazione, discriminazione e bullismo a causa del proprio orientamento sessuale, diverso dalle inclinazioni della maggioranza; politici che tentano di regolamentare situazioni di fatto già consolidate e pertanto meritevoli di tutela giuridica a beneficio della collettività. Nella contrapposizione fra le due parti in gioco i colpi bassi non mancano. Mettere assieme l'ironia sulle toilette “gender-neutral” con le citazioni di Giorgio Gaber; i servizi di moda di Marie Claire, Grazia, Elle con estratti dalla Relazione finale del Sinodo dei Vescovi; la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo con “i famosi libretti gender”; informazioni terrorizzanti sul Gonapeptyl (si tratta di un farmaco, di cui si può sapere qualcosa in più a questo link o cercando in rete, magari anche chiedendo al proprio medico di fiducia) con le dichiarazioni del Card. Bagnasco, tutto questo deve suscitare degli interrogativi e stimolare delle riflessioni in qualunque ascoltatore avveduto. Confondere le idee alle persone, mettendo sullo stesso piano fenomeni sociali di intemperanza giovanile, tendenze della moda e provocazioni di artisti e intellettuali stravaganti che producono tendenze e definizioni come “agender”, “neutralità del genere” e “gender fluid” con la disforia di genere, è pericoloso e scorretto. Le persone transessuali non mutano orientamento come cambiarsi d'abito. Chi fa passare un messaggio simile si rende responsabile di aggravare il già penoso carico di sofferenza che queste persone portano su di sé. Nel trattare temi tanto delicati occorrono cautela e rispetto, anche nei toni e nel linguaggio. Accortezze che in questo genere di incontri informativi non è agevole trovare. Sarebbe il caso, forse, che tutte le persone di buona volontà interessate sul serio a trovare soluzioni, abbandonassero la contrapposizione sterile, gli espedienti volti a delegittimare l'interlocutore a proprio vantaggio, i sotterfugi da piazzista, per confrontarsi finalmente sui problemi concreti delle persone, anziché cercare visibilità elettorale.

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