(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

martedì 23 febbraio 2016

Turin, ma belle - (Due)

Venerdì sera tocca al gustotram. Due vecchie vetture tramviarie tengono una trentina di coperti. Il menu è a cura di selezionati locali della tradizione piemontese. I sobbalzi provocati dalle rotaie consentono di consumare un frugale apericena sotto gli sguardi incuriositi dei torinesi alla guida fermi ai semafori mentre rientrano dal lavoro. Il sabato invece si va a Pinerolo. Conta trentaseimila abitanti, meno di Pordenone, ma dispone di spazi, edifici storici e tradizioni non comparabili. Il mercato settimanale è almeno quattro volte più esteso della disordinata serpentina di bancarelle naoniane. Qui i banchi sono tutti concentrati in un ampio quadrilatero, una piazza d'armi affollatissima di madame e monsù che si affannano a procacciar provviste. E' un trionfo di formaggi e verdure che arrivano direttamente dalle stalle e dagli orti del circondario, frutta uova e carne. I più organizzati si son portati anche il distributore di numeretti eliminacoda per gestire l'afflusso di clienti. Non mancano i banchi dell'abbigliamento e dell'oggettistica per la casa. Di ogni genere. Inuta vive sempre nel bell'appartamento di via Città di Gap. Un indirizzo che ha sempre evocato in me scenari eroici e rivoluzionari, fin da quando frequentavo le scuole medie. I miei pellegrinaggi a Torino, dopo la diaspora, sommano a quattro. La prima volta nel 1978, con la scusa dell'esposizione della Sindone, dovevamo trattenerci soltanto una settimana a casa di Giulio e Gigliola, al 90 di corso Dante, ma poi le cose da vedere erano tante e così entusiasmanti per il ragazzino che ero, la loro ospitalità così squisita e generosa, che prolungammo il soggiorno di altri sette giorni. Appena rientrato a casa, ricordo che piansi con la disperazione che soltanto i ragazzini sanno inscenare, all'idea delle meraviglie che avevo lasciato a centinaia di chilometri di distanza. La seconda risale al 1998, poco dopo la morte di mio padre, a scopo esorcistico. Mia madre ed io avevamo entrambi bisogno di allontanarci dai luoghi della recente sofferenza, ritrovando gli affetti e i ricordi di un tempo. In quell'occasione feci una visita completa a Pinerolo e dintorni, sfruttando le capacità turistiche di entrambi i figli dei nostri ospiti locali. Venni erudito sulla storia della cavalleria, immergendomi nel museo dedicato alla Cavalleria e a Federico Caprilli. Poi arrivò il 2001. Era l'11 settembre, un lunedì. L'intenzione era di iniziare una settimana densa di visite a musei e luoghi storici, partendo dalla Mole. Al rientro a casa, verso sera, le notizie trasmesse dai TG non contribuirono a bendisporci. Scoprii un libretto su cui era trascritto il testo dello spettacolo di Marco Paolini di Vajont e passai il tempo ad approfondire la conoscenza di una storia recente e vicina, tanto dal punto di vista geografico che affettivo, che fino ad allora avevo sostanzialmente ignorato. Nel 2010, poi, altra fugace visita, con l'obiettivo di raggiungere la Venaria. Pochi giorni, in cui scoprii il museo della Rai e il MAO (Museo di Arte Orientale), il fascino dei portici che cingono via Po e le bancarelle di libri nuovi, usati e peregrini, poste di fronte alle lussuose vetrine delle librerie antiquarie che espongono veri e propri gioielli editoriali. Le vicende societarie della Banca hanno riservato più sorprese nel corso degli ultimi anni che in tutta la vita delle singole aziende che vi sono via via confluite. Ora la Corporation dispone di sedi e uffici direttivi sparsi un po' in tutta la Penisola e Torino rappresenta un caposaldo direzionale irrinunciabile. Questo mi ha consentito di coniugare una missione di lavoro con l'ennesimo recupero turistico/affettivo di questi giorni.

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