e le note vengono aggiornate di quando in quando)
sabato 12 marzo 2016
Dalla cima del campanile
Quando frequentavo le scuole medie di via Mazzini, il Centro Culturale era in corso di costruzione e dall’aula di disegno della professoressa De Carli si potevano vedere le gradinate dell’auditorium ancora spoglie. In quei giorni arrivò in aula un insegnante di Italiano piuttosto sui generis. Ricordo che era molto raffreddato e, per mantenere un po’ di ordine in classe, minacciava di bersagliarci con i fazzolettini di carta (usati) di cui aveva buona scorta. In un giorno di mercato ci accompagnò sulla cima del campanile, per offrirci una prospettiva diversa del nostro paese (Cordenons non aveva ancora ottenuto il titolo di “città”) e, una volta ridiscesi, acquistò “bagigi” per tutti. Qualche anno più tardi la storia si ripeté. Al cinema, questa volta. Robin Williams, nei panni di un insegnante di letteratura assai anticonformista, in una scena rimasta celebre del film “L’attimo fuggente” invita i propri studenti a salire sui banchi. Per vedere il mondo da un altro punto di vista. La capacità di cambiare gli occhiali con cui siamo abituati a vedere la realtà che ci circonda non è innata: si acquisisce. La capacità di mettersi in ascolto, per capire, va di pari passo con l’umiltà di chi sa riconoscere la propria inadeguatezza e tende a un costante miglioramento. Si cresce confrontandosi con chi è portatore di un pensiero, di esperienze, di culture diversi e lontani dalle nostre abitudini. Se dialogo soltanto con chi la pensa esattamente come me, cosa mai potremo avere da dirci? Siamo già d’accordo su tutto! Io credo che soltanto percorrendo le nostre strade su una carrozzina riusciremo a individuare tutti gli ostacoli che può incontrare una persona disabile che voglia muoversi autonomamente per la città. Soltanto ascoltando le proteste di un adolescente riusciremo a capire i suoi bisogni e potremo dargli risposte convincenti. Soltanto mettendoci nei panni di una persona anziana che fatica a reggersi sulle gambe malferme, riusciremo a capire le difficoltà che questa persona incontra quando sale su un autobus che sfreccia per le vie della città come se stesse in un autodromo. E' soltanto mettendoci dalla parte dei più deboli, degli esclusi, degli emarginati, ascoltando le loro voci, comprendendo i loro bisogni e i loro problemi, che potremo trovare le soluzioni più funzionali alla crescita dell'intera comunità. Si tratti di un quartiere, di un borgo di montagna o di una grande metropoli. Capacità di ascolto e disponibilità al dialogo sono qualità arricchenti che, tuttavia, non appartengono al corredo personale di tutti: è necessario piuttosto che ciascuno si impegni ad affinarle in un percorso di crescita che si deve sviluppare tanto singolarmente che in relazione al gruppo sociale di appartenenza (familiari, vicini di casa, concittadini, colleghi di lavoro…). Non mi pare una ricetta particolarmente innovativa, questa. C'è stato un palestinese dai capelli lunghi, qualche migliaio di anni fa, che diceva più o meno le stesse cose e che ha avuto un largo seguito. Oggi, però, di tanto in tanto, c'è chi si scorda i suoi insegnamenti. Che, a ben vedere, non hanno a che fare soltanto con le categorie morali. I precetti cristiani, una volta compresi e applicati nella vita di tutti i giorni, non si limitano a garantire un posto in Paradiso. Possono invece far sì che in questa vita, qui ed ora, si riesca a convivere tutti un po' meglio. Dall'alto di quel campanile ho imparato a vedere le cose con occhi diversi, professo'. Al posto di qualche arida gita scolastica, forse bisognerebbe portarci più spesso i nostri ragazzi.
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