e le note vengono aggiornate di quando in quando)
mercoledì 13 aprile 2016
Ciao, Nilo
Lo avevo sentito al telefono un paio di settimane fa. Nilo non era tipo da perder tempo in cerimoniosi convenevoli. Mi aveva detto che non stava bene. Per niente. Ho capito che diceva sul serio. Abbiamo dovuto concludere in fretta la telefonata. E oggi ho saputo che Nilo è andato avanti. Lo avevo conosciuto dieci anni fa e da allora ho goduto della sua amicizia, della sua ironia, della saggezza di vita che dispensava col sorriso sulle labbra. Ogni volta che lo andavo a trovare era per me un'iniezione di entusiasmo, una carica di energia, un malloppo di "compiti per casa". La volta successiva, poi, Nilo non si dimenticava di verificare se avevo dato seguito agli incarichi ricevuti, anche a distanza di mesi. Nel 2006 mi ero messo in testa di organizzare la presentazione di un libro, DNA Alpino, e avevo bisogno di un "testimonial", un ospite di calibro. Non mi sarei mai aspettato di avere a disposizione, vicino casa, uno dei "Ragazzi di Aosta '41", della cui esistenza avevo appreso soltanto qualche settimana prima, a Milano, dove DNA Alpino era stato presentato ufficialmente. E, coinvolgendo Nilo, non avevo in mente di quello a cui sarei andato incontro. Fui subito travolto dal suo attivismo: le idee sgorgavano in continuazione, come acqua sorgiva, le persone da contattare crescevano ogni giorno di più, assieme alle cose da fare. Venne il direttore del coro ANA di Roma, che aveva musicato alcuni suoi versi, per assistere all'esecuzione del brano, che affidammo in fretta e furia al coro di Cordovado. Nilo fu intervistato da Antonella Santarelli per la sua rubrica settimanale "Gente speciale", sul GAZZETTINO (e, anche in questo caso, Nilo era l'uomo giusto al posto giusto). La serata andò nel migliore dei modi, tanto che di lì a breve, ci venne proposto di organizzarne un'altra, a Portogruaro. E Nilo sempre presente. La prima volta che mi concesse di varcare la soglia del suo studio (ammonendomi di non mettere in disordine niente), fra le pile di libri e i mucchi di documenti disseminati ovunque, assieme a quadri e oggetti di ogni tipo, non mi stupii di vedere il monitor di un p.c. Azzardai allora a chiedere se, per caso, Nilo utilizzasse anche la posta elettronica. Rivolgendomi uno sguardo finto burbero, il vegliardo allora sbuffò: "Eh! Come farei senza?" E poi mi raccontò di quella volta che gli regalarono la penna da astronauta per poter compilare il sudoku a letto, prima di addormentarsi. Ero convinto che volesse burlarsi di me, e allora scomparve per tornare poco dopo con il piccolo calamo spaziale donatogli dall'aeronautica statunitense, che offrì al mio stupore. Ho letto e riletto più volte la sua raccolta di ricordi di naia alpina, che Nilo mi regalò una prima volta, ricordando che un suo compagno di corso ad Aosta (parliamo del 1941), anche lui di Pordenone, portava il mio stesso cognome. E poi me ne diede altre copie, da regalare. La sua capacità di rendere lievi nel racconto anche le vicende più sofferte, la guerra in Grecia e la prigionia in Germania, riesce ad ammaliare anche il lettore più insensibile. Anche se entrato tardi nella mia vita, Nilo rappresentava per me una presenza rassicurante, un saggio dispensatore di arguti pensieri, un amico gioioso, un maestro. Sarà difficile abituarsi alla sua mancanza, ma sono sicuro che dal Paradiso di Cantore Nilo continuerà a sorvegliarmi, col cipiglio finto severo che come sempre poi si scioglie nel suo irresistibile sorriso.
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Doveva stampare i volantini...
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