e le note vengono aggiornate di quando in quando)
sabato 9 aprile 2016
IJF16 - Quattro
Il Nobile Teatro del Pavone era luogo deputato al sollazzo dell'aristocrazia perugina. Il Morlacchi era riservato alla borghesia. Poi c'è quell'altra squisitezza che la città stellata offre all'insaziabile visitatore. Al Teatro della Sapienza va in onda un video che racconta la (breve, ma assai intensa) storia di un giovane ebreo americano. Un piccolo genio, che impara a leggere a tre anni, fra lo stupore dei genitori, poi si dedica alla programmazione e, da ragazzino qual era, collabora con Tim Berners Lee, l'inventore del web. Aaron Swartz arrivava a malapena al leggio, ma non appena apriva bocca in un congresso specialistico, gli astanti lo ascoltavano ammirati. Mentre sua madre continuava a domandarsi come fosse possibile che un adolescente brufoloso riuscisse a catturare l'attenzione di un pubblico adulto fatto di tecnici esperti. Aaron cedette ai suoi ideali etici di attivista e si trovò, nel momento sbagliato, a condurre una delle sue battaglie. Scaricò, grazie a un software da lui ideato qualcosa come 5 milioni di articoli scientifici da una biblioteca digitale online senza scopo di lucro. Si trattava di materiale già di pubblico dominio, in quanto pubblicato anteriormente al 1923, ma gli articoli erano soggetti al copyright nella versione digitale pubblicata online. Per questo suo “crimine” rischiava 50 anni di detenzione e fino a 4 milioni di dollari di multa (senza contare le spese legali per la difesa). Aaron non resse alla pressione e si tolse la vita l'11 gennaio 2013, a 26 anni.
A Monteluce c'è una fontanella dove sgorga un'acqua definita dai locali saluberrima. La chiesa è riccamente decorata con affreschi di varie epoche. Avevo letto sulla mia guidina turistica di un cimitero monumentale di particolare interesse, che si trova nelle vicinanze. Chiedo informazioni, per sicurezza, a un anziano passante, che mi conferma la direzione da prendere: “Saran cinquecento metri...”. Dopo un po' che cammino, capisco che l'anziano passante non è molto affidabile nello stimare le distanze, dato che avrò percorso almeno quasi quattro chilometri senza ancora vedere il cimitero all'orizzonte. Ma i contrattempi non sempre sono forieri di cattive notizie. Arrivo infatti alla splendida chiesa di S. Bevignate (che avevo erroneamente confuso con il tempio di Monteluce), complesso templare di recente restauro, dove mi viene assegnato un tablet per la visita guidata autogestita. Sul device sono memorizzate alcune tracce audio che illustrano con dovizia di particolari la storia del posto e ne descrivono i begli affreschi. Grazie alle cuffie in dotazione, la contemporanea presenza di una torma di studenti apparentemente di scuola media, non interferisce con la visita. Per il rientro, approfitto di un provvidenziale bus, che mi riaccompagna fino a Porta Pesa e da lì, lungo via Pinturicchio, ritorno a piedi all'Arco Etrusco. Per il pranzo, decido di tradire il Vicolo. Vorrei sperimentare La Bottega del Vino, che sta vicino alla Piazza e mi ha sempre ispirato, vedendola da fuori. Sopra il bancone del bar e fino alle vetrinette da biblioteca monastica che custodiscono decine di bottiglie dalle etichette curiose (in particolare, mi ha colpito una di queste, con la scritta "Soffocone" posta sopra a una figura femminile intenta a non ho ben capito quale pratica) scorre una scritta in caratteri dorati: Da Hodie Vinum Nostrum Quotidianum. Ambiente caldo e accogliente, soffusa musica jazz in sottofondo, ampi tavoli e comode sedute. Personale cortese, cibo genuino, vino bono e prezzi onesti. Non per niente, dopo qualche manciata di minuti, il locale comincia ad affollarsi e i tempi per consumare anche un pasto frugale si dilatano. Però ne vale la pena.
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