e le note vengono aggiornate di quando in quando)
mercoledì 1 giugno 2016
La fabbrica del riciclo
L’idea di organizzare un’area destinata a gestire il riuso dei materiali ingombranti ancora utili all’interno dell’eco centro di via Chiavornicco è un’iniziativa scaturita dalla felice esperienza delle assemblee di quartiere organizzate qualche anno fa. La necessità di ridurre la massa di rifiuti che quotidianamente produciamo si coniuga certamente con l’obiettivo di ridurre i costi di raccolta e smaltimento che gravano sull’intera comunità, ma realizzare una “Fabbrica del riciclo” significa anche generare ricchezza e utili occasioni di impiego, gestibili sotto forma di auto-imprenditoria e con la creazione di cooperative. Fra gli oggetti che vengono conferiti in discarica ci sono abiti, elettrodomestici e mobili spesso ancora suscettibili di utilizzo, previo “ricondizionamento”; si possono reinventare complementi d’arredo, riparare biciclette, recuperare libri e oggetti da avviare a mercatini dell’usato. Attraverso un Centro del riuso si possono intercettare beni riutilizzabili, che vengono poi riparati, sistemati e reimmessi nel circuito commerciale a prezzi accessibili. In Italia sono già state avviate alcune esperienze pilota di questo genere nell’ambito del progetto europeo PRISCA (www.progettoprisca.eu). Ma non è tutto. «Frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, forni e cappe che escono dalle nostre case e prendono la via dello “smaltimento” sono quasi 500 mila tonnellate all’anno, in Italia» (da Il Sole24Ore, 25 maggio 2016). Per avvalorare la definizione di “miniere urbane” che si attribuisce ai rifiuti prodotti ogni giorno, si consideri che in Italia dal riciclo dei Raee (rifiuti elettrici ed elettronici) derivano «47.076 tonnellate di ferro, tanto quanto 6 Tour Eiffel, 1.657 tonnellate di alluminio, oltre 1.489 tonnellate di rame e 8mila tonnellate di plastica», soltanto per il 2015, e che il loro reimpiego consentirebbe anche un’apprezzabile «riduzione dell’impatto ambientale causato dal rilascio in atmosfera delle sostanze inquinanti contenute nei Raee e nel risparmio sui costi energetici di estrazione delle materie prime vergini». L’attivazione di questi progetti può prevedere il coinvolgimento di cooperative sociali che operano nell’area dell’emarginazione e del disagio giovanile, come accaduto a Vicenza con la Cooperativa sociale Insieme Onlus (www.insiemesociale.it), dando in questo modo una seconda opportunità non soltanto alle cose, ma prima di tutto alle persone. I centri di riparazione/riutilizzo sono previsti dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (art. 180 bis) e hanno trovato in una legge regionale dello scorso anno il sostegno concreto della nostra regione. Per il 2015 il capitolo di spesa destinato ai “contributi ai Comuni, anche in forma associata, per la realizzazione e l’allestimento dei centri di riuso” è stato alimentato con 500 mila euro. All’inizio di agosto dello scorso anno Sinistra in Comune ha presentato un ordine del giorno mirato a realizzare un centro del riuso anche a Cordenons che non è stato mai discusso in Consiglio Comunale. L’imminente conclusione della legislatura lascia supporre che ancora una volta una proposta realizzabile a vantaggio di tutti rimarrà inascoltata. Per questo, ricavare degli spazi da adibire a una “Fabbrica del riciclo” nell’eco piazzola di via Chiavornicco rientra fra i punti qualificanti del programma di governo della coalizione di centro sinistra che si candida a guidare la città per i prossimi cinque anni e costituisce un impegno concreto e fattibile per migliorare le cose.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento
se sei un utente anonimo, ricorda di aggiungere in calce il tuo nome ;-)